Howard Riley – Live in the USA

Howard Riley - Live in the USA

NoBusiness Records – NBLP 122 – 2019



Howard Riley: pianoforte





Sono già alquanto logore le reprimenda circa la riscontrata disattenzione dell’audience di settore nei rispetti del grande talento dell’ora settantenne pianista britannico Howard Riley, tra i protagonisti storici dell’originario euro-free purtroppo non adeguatamente graziato in termini di riconoscimenti e visibilità lungo la propria successiva quanto laboriosa carriera.


La label lituana ne è l’abituale rappresentanza discografica, avendovi investito anche in forma di voluminose edizioni, tali il sestuplo The Complete Short Stories 1998-2010, nonché il quintuplo Constant Change 1976-2016, ponderosi tributi riepilogativi di un creativo di cui si continua a proporre sia nuove che più storiche performances; quest’ultimo aspetto si giova di un nuovo riscontro nel presente Live in USA, captante il Nostro nell’autunno del 1976 in alcune differenti locations di New York; trattiamo di un periodo di stanzialità negli States, in cui Riley con ogni evidenza ebbe a confrontarsi e permearsi con la scena free nordamericana, potendosi tracciare come maggior influenza plausibile il carisma di un Cecil Taylor, della cui virulenta musicalità si percepiscono analogie, indipendentemente da questioni imitative.


L’effervescente puzzle dell’introduttiva e concentrata Blocks, i giochi interrogativi espressi in Big City, le trame oblique di Flower Street, le dissonanze aperte e catturanti della conclusiva Tolerance si palesano quali strutturate ed eloquenti estensioni di una musicalità potente che, ponendo a latere le questioni su quanto allora accomunasse il già grande pianista alle massime controparti d’oltreoceano, evidenziano in retrospettiva elementi poi caratteristici e persistenti del personale sentire musicale ed improvvisativo di Howard Riley, tra cui lo spiritato senso ritmico, l’inventiva febbrile, la verve espressionista.


Molto insomma di tali elementi è catalizzato in un programma in nulla datato, che genererebbe tangibili entusiasmi se proposti ad un pubblico odierno, tra gli argomenti che ulteriormente avvalorano il disappunto nei confronti degli inadeguati riscontri di un negletto campione della tastiera e della libera espressione in jazz, del quale spessori e carattere sono chiaramente rappresentati lungo una performance in cui l’individualità creativa s’afferma con visionaria prestanza.




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