Stefano Benni con Umberto Petrin: Dancing Paradiso

Foto: Copertina del libro










Stefano Benni con Umberto Petrin: Dancing Paradiso

Genova. Teatro della Piccola Corte – 3.6.2019

Il binomio Benni-Petrin si riaffaccia sulle scene, dopo “Misterioso”, dedicato a Monk, con un reading poetico basato sull’ultima fatica dell’autore emiliano, il libro in versi “Dancing Paradiso”. Protagonista dell’opera di Benni è un angelo caduto dal cielo, Angelica, che vuole imbrattarsi le ali occupandosi della sorte di un bestiario umano variegato, un manipolo di disperati e perdenti, specchio deformato della nostra civiltà in decadimento progressivo. Ci sono Stan e Billy il bello, due strumentisti, due jazzisti, accomunati da un destino simile. Stan, il pianista, pur disfatto da droga e alcol, è capace di trovare parole e gesti di conforto per il suo amico batterista, ridotto al lumicino in un letto d’ospedale, fra l’indifferenza di medici e infermieri che aspettano solo la sua morte. Si presenta, poi, Lady, una signora snob, decisa a suicidarsi, che non sa esattamente come compiere il gesto estremo e cerca aiuti, esempi nella letteratura specializzata.


Irrompe Elvis, hacker bulimico, rinchiuso per scelta in casa da sei anni, in conflitto con tutto e tutti, che vaneggia di sterminare un numero incalcolabile di persone per compiere la strage perfetta, di quell’umanità che rigetta con disgusto. Assassino potenziale o visionario macabro?


Infine, incontriamo Amina, giovane profuga, rimasta orfana della madre in un bosco, prima di arrivare a destinazione, in quel paradiso teorico in cui, invece, ha trovato un inferno paragonabile a quello che ha abbandonato.


Ls rappresentazione si limita a presentare i personaggi del testo, non mostra gli sviluppi successivi della storia indirizzata verso un ultimo spettacolo, splendido e straziante.


Stefano Benni dà voce e anima ai personaggi maschili con incisività e passione. Sono altrettanto efficaci nella parte Dacia D’Acunto e Lucrezia Colletti, intente a offrire pensieri e corpo ad Amina e a Lady, facendo scaturire nel pubblico compassione e simpatia per questa coppia disillusa, meglio, nauseata dalla vita.


Resta da sottilineare il lavoro attento e rispondente di Umberto Petrin, che si incunea fra un siparietto e l’altro, come un ipotetico pianista dell’orchestra del Titanic, impegnato a regalare musica mentre la nave sta miseramente affondando. Fra le altre citazioni, nel flusso insinuante del pianoforte, si riconoscono i Beatles ed Elvis Presley, oltre all’amato Monk. Il bis è riservato a Skrijabin, invece, un autore classico rivisitato qualche anno fa dal musicista lombardo in un disco inciso in duo con Trovesi.


Stefano Benni, grazie ad un linguaggio semplice e attuale e ad una capacità di raccontare fervida, riesce a tenere vivo l’interesse degli spettatori per oltre un’ora, offrendo tanti motivi di riflessione in un reading che scivola via leggero, senza momenti di stanchezza, cioè, pur contenendo un messaggio inquietante, teso ad evidenziare le profonde crepe del mondo in cui viviamo.



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