Antonino De Luca – Radici

Antonino De Luca - Radici

Barvin Edizioni Musicali – BVCD1801 – 2018





Antonino De Luca: fisarmonica

Emanuele Di Teodoro: contrabbasso, basso

Massimo Manzi: batteria

Javier Girotto: sax soprano in Vitti ‘na crozza e Radici, flauti andini in Evviva Maria





Approccio jazzistico e attenzione forte alle tradizioni popolari dell’Italia meridionale. Il fisarmonicista Antonino De Luca traccia il percorso delle proprie “radici” attraverso brani di un repertorio ancestrale (Vitti ‘na crozza, Sicilia Antica, U sceccu e la bonus track Evviva Maria), composizioni che si sono innestate nel patrimonio condiviso (E vui durmiti ancora di Giovanni Formisano e Gaetano Emanuel Calì, Sicilia Antica di Gianni Bella e Mafia di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno) e temi originali, rivolti alla ricerca di una sintesi tra le ispirazioni di De Luca.


Sono diversi gli elementi che risultano utili alla buona riuscita delle undici tracce del disco. Innanzitutto la forza espressiva di uno strumento versatile come la fisarmonica, naturalmente calata nella dimensione tradizionale del repertorio ed efficace nella pronuncia degli accenti più vicini al jazz. Se, da una parte, non c’è sicuramente più bisogno di ribadire il “diritto di cittadinanza” della fisarmonica nel jazz, va sicuramente sottolineato il fascino di uno strumento in grado di “respirare” in modo vitale, grazie al mantice, e di aderire così alle intenzioni dell’interprete e alle necessità emotive dei brani.


Il repertorio e la disposizione scelta per i brani concorrono ulteriormente a mettere in connessione i vari punti proposti da De Luca; un’alternanza di suggestioni, utile a guidare tanto gli esecutori quanto l’ascoltatore nel percorso tra antico e moderno, tra riflessi mediterranei e ritmi afroamericani, tra curiosità e rispetto.


Infine – ultima ma solo per darle maggior rilievo – l’applicazione dei musicisti coinvolti, tanto i più esperti Manzi e Girotto quanto i più giovani De Luca e Di Teodoro, Nelle esecuzioni dei brani ritroviamo conoscenza e rispetto del linguaggio jazzistico e delle tradizioni e, fondamentale nello svolgimento di un lavoro simile, l’attenzione nel tenere in equilibrio i vari tasselli e nel provare a proporre soluzioni particolari, dosando però con cura l’inventiva e senza correre il rischio di “strappare”. È il caso, ad esempio, della conclusiva Evviva Maria, affidata ad un evocativo dialogo tra fisarmonica e flauto andino, una combinazione che esalta l’elemento spirituale ed etereo del brano. La sintesi tra le varie ispirazioni viene condotta così in maniera propositiva per tutto il lavoro da Antonino De Luca e dai suoi compagni di avventura: in questo modo, Radici risulta più “suonato” che “programmatico”, più intenso che didascalico, e offre una ennesima prova del dialogo possibile tra il jazz e i patrimoni musicali delle tradizioni popolari




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