Beatrice Arrigoni – Innerscape

Beatrice Arrigoni - Innerscape

Emme Record Label – 2018





Beatrice Arrigoni: voce

Lorenzo Blardone: pianoforte

Andrea Grossi: contrabbasso

Matteo Rebulla: batteria







È l’esordio discografico per Beatrice Arrigoni, cantante bergamasca, autrice di tutti i brani del cd, parole e musica, con la sola eccezione per due prestiti letterari, da Emily Dickinson e da T.S. Eliot. Accanto a lei figura un trio di giovani e valenti strumentisti, in condizione di servire convenientemente i pezzi assemblati dalla leader, aggiungendo freschezza e inventiva al repertorio scelto. Nell’album si ascolta un jazz moderno con venature nel pop, nel folk e in una morbida fusion acustica. Non ci sono scansioni swing, invece, o sequenze apparentabili al mainstream. Si opera su materiali sonori piuttosto attuali, cioè, secondo prospettive inquadrate dalla sensibilità e dal gusto della Arrigoni e del gruppo che la supporta.


La voce suggerisce e porta avanti le melodie con grazia e distacco, ossia senza caricarle troppo di slancio e di vigore, abbandonandosi ad uno scat pervasivo in alcuni episodi. Il terzetto alle spalle della cantante costruisce discorsi in parallelo, più che commentare o sottolineare i toni, le allusioni delle composizioni. Ci si incontra su un piano instabile, in bolla, comunque, fra chi esplicita i temi e chi ci lavora dentro, attorno e di lato. Tutto è ben bilanciato, ad ogni modo, grazie ad un’intesa considerevole fra i membri del quartetto. Di particolare rilievo è il contributo di Andrea Grossi, abituato a frequentare le aree della ricerca, qui a suo agio in un contesto lontano dall’avanguardia. Il bassista espone un timbro profondo e avvolgente sul suo strumento, accompagna e stimola i partners, offrendo solidità e saldezza al quartetto. Matteo Rebulla completa la sezione ritmica con un drumming efficace, di pronuncia e di anima rockeggiante, adatto a questo tipo di proposta.


Lorenzo Biardone ispira atmosfere, disegna sfondi e figure in bella vista sul suo pianoforte, manifestando un tocco classico rinfrescato nelle sincopi del jazz.


“Innerscape”, in conclusione, è un buon debutto per una musicista che non intende seguire la via maestra degli standards, ma si affida a originals dotati di una loro logica interna, aperti alle influenze dei generi popolari e che prima di tutto crede in una musica ben organizzata e ben suonata.




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