Premio Internazionale Massimo Urbani. La ventitreesima edizione

Foto: Fabio Ciminiera










Premio Internazionale Massimo Urbani. La ventitreesima edizione

Camerino, Rocca Borgesca – 29/30.6.2019

Il Premio Internazionale Massimo Urbani ha trovato una nuova casa nella Rocca Borgesca di Camerino. Uno spazio aperto e inclusivo, accogliente e, tutto sommato, fresco in questi afosi giorni di inizio estate: uno spazio che può ridefinire l’identità della rassegna dopo il terremoto che ha funestato Camerino e che lascia ancora ferite visibili su diversi edifici del centro. Se il Teatro Marchetti, con il suo chiostro e la posizione centrale, con l’atmosfera austera di una storia importante di musica e arte, aveva accolto i concorrenti nelle edizioni precedenti il sisma, la scelta di disputare il concorso e le attività musicali ed extramusicali in un ambiente versatile ha offerto soluzioni diverse per i vari momenti del festival. E, per utilizzare le parole di Daniele Massimi, presidente di Musicamdo «la Rocca Borgesca, “occupata” per due giorni dal jazz rappresenta oggi il simbolo di una Camerino che resiste e che vuole ripartire proprio dalla ricerca della bellezza.»


Il jazz diventa quindi una chiave per rileggere il territorio dopo un evento straordinario nella sua drammaticità. Attraverso le presenze forti e il lavoro compiuto per valorizzare i talenti. Le presenze forti sono i numi tutelari della rassegna: Massimo Urbani, il talento del sassofono al quale è dedicato il premio, e Paolo Piangiarelli, che ha voluto il premio per raccordare in modo stretto l’espressività di Urbani ai musicisti delle nuove generazioni, ricordati dal palco attraverso le emozioni che hanno trasmesso a chi li ha conosciuti e ha lavorato con loro. Il lavoro di tutto lo staff di Musicamdo che ha portato il premio a una dimensione nuova, lo ha esportato fuori dai suoi luoghi di partenza con le semifinali tenute a Torino, Roma e Poggiardo (al seguente link si può leggere l’intervista realizzata con Daniele Massimi in occasione delle semifinali) e, infine, lo lega ad altre realtà per offrire ai concorrenti del premio la possibilità di valorizzare al massimo l’esperienza della partecipazione. E in questo modo, in una, rispondere all’intuizione di Piangiarelli da cui era scaturito il premio.


Premesse necessarie per ribadire che la scelta delle semifinali itineranti ha dato un nuovo impulso allo svolgimento complessivo del Premio. La formula della gara rimane stabile rispetto alle ultime edizioni. Ogni concorrente esegue due standard con la ritmica. I nove finalisti dimostrano così le loro qualità in un terreno dai confini ben definiti e mettono in evidenza le loro capacità in uno spettacolo di buon livello, gradevole da seguire, vario nel suo svolgimento per le diverse personalità dei solisti. I musicisti arrivano maggiormente responsabilizzati e già consci di quanto succederà sul palco della finale. Il passaggio di un turno eliminatorio, il primo confronto con gli altri concorrenti e con una ritmica più esperta sono tutti elementi utili per dare maggiore consapevolezza ai concorrenti che raggiungono la finale. E, allo stesso tempo, offrono anche la misura del percorso fatto dal “Massimo Urbani” in questi anni e permettono al premio di confrontarsi con i vincitori e con i concorrenti delle passate edizioni.


Per quanto riguarda la gara, il sassofonista Elias Lapia è risultato vincitore del primo premio assegnato dalla giuria presieduta da Francesco Cafiso. La vittoria porta in dote, da quest’anno, anche l’attribuzione del premio Nuovo Imaie che prevede un cospicuo numero di concerti. Il secondo posto è stato assegnato, ex aequo, al sassofonista Vittorio Cuculo e al clarinettista Federico Calcagno, mentre il terzo classificato è stato il pianista Mattia Parissi. Le borse di studio sono state consegnate al sassofonista Andrea Cardone (borsa di studio per Nuoro Jazz) e alla pianista Federica Lorusso (Borsa di studio per Fara Music Summer School). Il Premio della Critica è andato a Federico Calcagno, il Premio del Pubblico al chitarrista Antonio D’Agata e, infine, il Premio Social se l’è aggiudicato la cantante Simona Trentacoste.


Musicisti giovani – o comunque nella fase di lancio del proprio percorso musicale – ma in grado però di padroneggiare il linguaggio, al netto della tensione della gara e della giusta emozione dell’esibizione in un contesto importante, e di esprimere una propria visione musicale.


Oltre alla finale del Premio, il pubblico ha potuto ascoltare il duo formato dal fisarmonicista Antonino De Luca e dal contrabbassista Edoardo Petracci, la Musicamdo Jazz Orchestra, diretta da Stefano Conforti e con Maurizio Urbani come special guest, e l’incontro di Francesco Cafiso con la ritmica residente del concorso vale a dire Andrea Pozza al pianoforte, Gabriele Pesaresi al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria.


Un Francesco Cafiso in grande spolvero ha chiuso il festival: un concerto giocato sul repertorio degli standard e in grado di proporre, tanto nella scelta dei brani quanto in alcune soluzioni, un omaggio delicato alla figura di Massimo Urbani. Cafiso è da sempre un grande interprete del repertorio classico e ha dimostrato, una volta ancora, il suo feeling con questa particolare dimensione del jazz, legata alle tradizioni ma pronta a trasformarsi in un veicolo efficace per esprimere la personalità dei musicisti e l’interazione con i compagni di palco, in special modo quando si tratta di tre campioni del calibro di Pozza, Pesaresi e Manzi.


La Musicamdo Jazz Orchestra è una delle nuove avventure promosse dall’associazione che organizza il Premio con l’intenzione chiara di dare vita ad un riferimento per i musicisti – professionisti e non – dell’Alto Maceratese. Nelle Marche, l’esperienza della Colours Jazz Orchestra ha aperto una strada importante: il valore del suonare in orchestra e la possibilità di realizzare progetti importanti hanno sicuramente caratterizzato la storia dell’ensemble diretto da Massimo Morganti e questa storia ha spronato istituzioni, scuole e gruppi di musicisti a creare i propri organici. L’orchestra diretta dal sassofonista Stefano Conforti sta muovendo ora i primi passi con un repertorio e un suono aperti anche ad accenti soul e funky e con una buona compattezza nel suo complesso.


De Luca e Petracci invece prendono le mosse dal dialogo tra tradizioni popolari e jazz avviato da De Luca in Radici, suo recente lavoro: il concerto si dirige principalmente nel territorio degli standard, affidando principalmente ai colori della fisarmonica l’aspetto popolare. Il duo si esibito al sabato in un doppio set, pomeridiano e serale: nella seconda uscita sul palco, al termine della finale, i due musicisti sono stati raggiunti da Alessandro Menichelli al pianforte e Roberto Bisello alla batteria.


La Rocca Borgesca è stata “occupata” per due giorni dalla rassegna, come ha detto più volte Daniele Massimi: con i laboratori multidisciplinari per i bambini, con i concerti pomeridiani, gli appuntamenti serali, gli aperitivi: una dimensione capace di riportare il Premio Internazionale Massimo Urbani ad essere un riferimento per la vita sociale e culturale di Camerino.



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