ECM Records – ECM 2619 – 2019
Mats Eilertsen: contrabbasso
Harmen Fraanje: pianoforte
Thomas Strønen: batteria
Nella ormai poliedrica carriera di Mats Eilertsen la formula del piano-trio ha di certo costituito una delle piattaforme di crescita (e progressiva affermazione) per il Nostro, segnatamente nel più noto caso del Tord Gustavsen trio, probabilmente è meno noto come il contrabbassista sia qui almeno alla terza esperienza come leader, contando come vi sia almeno un paio di precedenti album già editi da Hubro (Elegy del 2010 e Sails Set del 2013), magari di non particolare visibilità ma comunque intensamente devoluti alla formula del piano-trio, in cui con la medesima formazione Mats Eilertsen declinava le sue concezioni registiche sul canone: ai due dischi si fa cenno nelle note di background ECM, che correttamente concordano con i caratteri dei precedenti lavori nel soffermarsi sull’intimità dell’interplay e sull’eludere molte convenzioni del piano-trio.
Di fatto, come gli estimati precedenti, l’album (traente il titolo da un’opera del romanziere islandese Jón Kalman Stefánsson) espone un programma completo, prediligendo comunque un mood raccolto, dominante in passaggi tali The Void o Albatross, aprendosi nel lirismo devozionale e fragile dell’introduttiva 22, facendosi remoto e disincarnato nell’astratta e siderale Perpetum, concedendosi un andamento irregolare nelle ritmica spezzata e nel clima d’attesa dell’eponima And then comes the Night, acquisendo moderata animazione nell’ondulante Soften e nella primaverile After the rain, chiudendosi in umbratile raccoglimento nel riesporre con identico minutaggio la track d’apertura in 22 – Var.
L’effettismo sobrio e l’inchiostro pulsante del contrabbasso conforma anche la cornice direttiva del grave strumento, che a più riprese alona la livida luce della tastiera , segnata da timbrica granulosa e animata da progressione riflessiva, sostenuta dall’impianto compiuto del drumming di Thomas Strønen, la cui incisività spettacolare è ancora una volta conformata sull’inclusione della grancassa nel proprio set, ma soprattutto sulla funzionale sinergia con il partner ritmico, già incontrato su piattaforme ormai disparate, non certo ultima la storica partecipazione all’originale laboratorio Food.
In parallelo con un circa contemporaneo ma del tutto indipendente lavoro (il semi-solistico Reveries and Revelations, ancora per Hubro), la nuova sortita per piano trio facente capo al roccioso contrabbassista da Trondheim di questi ulteriormente definisce il profilo e la versatilità: in coda ad una già estesa vita concertistica e collaborativa, di estensivi segni e materia (Wolfert Brederode, Nils Økland, Maria Kannegaard, Trio Mediaeval, Trygve Seim, e vari altri fino a Gustavsen appunto), il presente lavoro, solido e concentrato, soffrirebbe unicamente di un vizio nominale, non richiamando forse sufficiente attenzione per una possibile sotto-valutazione delle qualità progettuali del titolare; prescindendo dal trovarsi in coda ad una serialità già triplice, il nuovo e coerente lavoro del trio di Mats Eilertsen, senza esporsi in apparenza ad alcuna palese devianza, del piano trio imbastisce ed espone una visione comunque non-ortodossa quanto pervasa da un certo spirito di rifondazione, nei sensi della costruttività atipica e della contemplazione privata.
Link di riferimento
Sito web: www.matseilertsen.com
Pagina Spotify: open.spotify.com/album/6aBM4FG8C0Rmg4VWFMLL0V
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