Oltre il mito del jazz: Stefano Zenni rilegge la figura di Louis Armstrong

Foto: Pietro Bandini- Phocus Agency (per gentile concessione dell’autore)










Oltre il mito del jazz: Stefano Zenni rilegge la figura di Louis Armstrong

Stampa Alternativa – 2018

I testi di Stefano Zenni, siano essi libri, articoli o conferenze sono sempre esempi di equilibrio fra divulgazione e alta storiografia musicale; sono sempre rigorosi e, allo stesso tempo, di lettura piacevole, densi senza perdere quel minimo di leggerezza necessaria a una buona lettura. Questa ristampa dell’edizione del 1996 del libro dedicato a Louis Armstrong (riveduta e ampliata sulla base degli studi usciti nel frattempo su Satchmo), non fa eccezione.


Zenni riesce, agilmente, a raccontare la biografia, l’evoluzione artistica e, allo stesso tempo, a far giustizia dei tanti luoghi comuni che si sono sedimentati sul cantore del West End Blues. Primo fra tutti, a mio avviso, quello dell’Armstrong-Zio Tom, tanto in auge in certe vulgate radicaleggianti. Pur essendo inserito nello show business statunitense Satchmo, aveva ben chiare le difficoltà e la sofferenza della sua gente. Si espose anche, in qualche occasione, in prima persona, con dichiarazioni molto dure sulla segregazione razziale e sulla violenza della polizia degli Stati del Sud. D’altronde, aveva vissuto fin da bambino, nelle strade di New Orleans, la fatica di essere un colored. Il ritratto che Zenni tratteggia di Satchmo è quello di un uomo consapevole della sua posizione nel mondo dello spettacolo, di una star di livello internazionale, deciso a mantenere il suo successo e il suo status ma, allo stesso tempo, non indifferente al mondo che lo circonda. Un uomo ottimista e soddisfatto che, tuttavia, non dimenticò mai le sue origini. Anche per questo l’ultima parte del libro è sostanzialmente intrisa d’indulgenza verso la pop star. Armstrong che , pur prestandosi a incisioni e progetti molto commerciali, talvolta kitsch, mantenne sempre la sua dignità e la sua classe d’immenso musicista. Il suo genio sapeva scalfire anche la mediocrità.


Innumerevoli gli spunti di conoscenza e di riflessione sparsi in tutto il testo. La passione di Satchmo per l’opera lirica che influenzò moltissimo il suo approccio alla tromba, il legame con la danza e con il tip-tap, il suo essere, fin dagli inizi, un paradigma per gli entertainer a venire, la sua attenzione verso la musica popolare e verso quella ebraica. Interessanti anche i capitoli sull’Armstrong scrittore.


Un libro da leggere e da regalare anche a coloro che pensano (ne esistono ancora) che il jazz sia, semplicemente, un’arte etnica, ghettizzata, un episodio fra i tanti nella storia musicale del ‘900.



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