Aspen Edities – Aspen #002 – 2018
Niels Van Heertum: euphonium
Joachim Badenhorst: clarinetti, sax
Eivind Lønning: tromba
Ruben Machtelinckx: chitarra, banjo
Nella genesi di tale lavoro teniamo certamente in conto il profilo individuale e le fertili collaborazioni di giovani musicisti della nuova avant-garde d’area fiamminga, usi ad incrociare strumenti e progettualità segnatamente con affermati talenti scandinavi (più esattamente norvegesi, tali i rinomati Nils Økland ed Ingar Zach), già collettivamente apprezzati nei lavori dell’intercambiabile band Linus.
Se già con l’ultimo lavoro dell’ensemble ne avevamo rilevato e promosso la disposizione ai riformularsi nelle fisonomie musicali d’insieme, ciò appare ulteriormente rilanciato mantenendo la line-up di base, e nel presente caso arruolando il trombettista Eivind Lønning (apprezzato almeno nel notevole ed estremo duo di fiati Streifenjunko); si conferma peraltro il centrale nucleo di personalità incarnato dall’animatore Ruben Machtelinckx nonché dal visionario solista d’euphonium Niels Van Heertum (già attore di una coraggiosa esperienza individuale), con l’innesto alle ance di Joachim Badenhorst, che s’avvicenda al co-fondatore Thomas Jillings.
Due ottoni in insolito appaiamento, legni e cordofoni acustici sanciscono semplicità d’impianto, apparente quanto vivacizzata dall’obliquità d’impiego cameristico in costante ricerca di connessione con figurazioni jazz: di ciò rende ragione e particolarmente risalta in Klauwier, relativamente inattesa quanto filante e pervasiva, la linea lirica sostenuta dal clarinetto di Joachim Badenhorst di meditativa tempra impressionista; permanendo quiescente e sospesa, la musicalità s’increspa appena nell’interplay più dinamizzato della serotina Doven, dalle brunite timbriche, facendosi rarefatta e misteriosa nella successiva die Immergrüne.
Incedendo con stralunata eleganza, indugiando su una ritmica labile e mollezze da antico consort di viole acquisisce voce l’effimera Sedum; ariosità e pittorica sensibilità, fatto salvo un ben diverso trattamento delle corde acustiche, rendono la serenità appena adombrata di Klauwier molto assimilabile alla band Oregon prima maniera. Ulteriormente cangiante, ma senza rivoluzionare il clima d’insieme, perviene con Lage zwaluw l’epilogo dalle declamazioni remote dell’euphonium e dalle pulsazioni gentilmente tracciate dalle corde e dal caldo soffio del clarino basso, segnando un collettivo e compunto congedo di clima notturno.
Confermeremmo sulla base delle premesse e delle attese un’ulteriore mutazione fisiognomica per la musicalità del mobile collettivo, segnata da aperti schemi costruttivi e da una fluente tensione neo-cameristica segnata appunto da una linea para-jazz a tratti frammentata, più spesso fluida ed esplorante; la giovane associazione in musica mantiene il clima da laboratorio insito nella sua genetica, ma ben alleggerito da esasperazioni, rilasciando un suggestivo pabulum di visionarietà convergenti su una rinnovata alchimia creativa, entro una sequenza tematicamente composita e d’alterno quanto efficace programma.
Da conoscere.
Link di riferimento:
Sito web: veder.bandcamp.com/album/evergreen
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