KarlRecords – KR 065LP – 2019
Kontstrukt:
Korhan Futaci: sax alto, instant loops, voce
Umut Çaglar: chitarra elettrica, synth, gralla, guimbri
Apostolos Sideris: contrabbasso
Berkan Tilavel: batteria, percussioni elettroniche
con:
Ken Vandermark: sax tenore, clarinetto
Collettivo ormai decennale cui non può negarsi credito, Konstrukt aggrega in formula aperta talenti d’identità turca bellicosamente dediti non solo alla “free music” quant’anche a “frequenze ulteriori e caos cosmico”, elementi che potrebbero superficialmente suonare mutuati da un certo Krautrock (peraltro legittimamente collocabile entro le influenze e l’intercambio culturale germano-turco) ma per certo il discorso è condotto in termini alquanto aggiornati e con una presa di rischio alquanto più spregiudicata rispetto a identificabili ascendenti. La band si è spesa e spesso rilanciata grazie anche al fianco armato ed agguerrito di guest stars di gran lusso e rinomanza (da Peter Brötzmann o William Parker ad Alexander Hawkins e Keiji Haino),
Titolato talento chicagoano di ance, il qui prescelto Ken Vandermark da intendersi come coerente successione nella sequenza dei co-protagonisti, come già ricordati, ed allettante (e prefigurabile) è dunque lo spirito del cimento con gli indocili praticanti free dell’area di Istanbul, che non mancano di impiegare con energia anche strumenti tradizionali (gralla, kaval, zurna etc.) locali e non, pur fondando il proprio arsenale su un’articolata dotazione elettroacustica.
Esordendo su un diretto tributo linguistico alla legacy colemaniana (alle sue harmolodics in particolare), rimpolpato da una massiccia deflagrazione sonora della band tutta, i materiali dilagano verso una corrente di forze di segno aperto (Semazen), esponendo da subito la veemenza dell’etnico gralla (catalano, ma assimilabile ad omologhi locali di varie denominazioni ed a spiccata diffusione oltre l’area anatolico-caucasica) acre e squillante, la cui rudimentale meccanica non osta il raggiungimento di veementi picchi espressivi, non in contrasto con il forte e poco levigato carattere della sezione ritmica. Il pendolare respiro del basso (in East of West, West of East) funge da polmone introduttivo al tenore di Vandermark, che deborda drasticamente oltre il soundscape, comunque adeguatamente sostenuto dal collettivo; questo procede lungo i laceranti climi urbani di Ex-cess, tematicamente mèmore dell’ammonimento crimsoniano sugli stati schizoidi del corrente secolo. Fusion di formula classica e palesi reminiscenze “psych” in Bammm!, curiosamente segnata da una prestazione manierata e quasi defilata del clarinetto del chicagoano, virtualmente sacrificato, così come gli altri fiati, nel caliginoso finale (Cocoon) modellato in guisa di densa, mefitica ed aliena atmosfera.
La dispensazione delle energie lascia nettamente prevalere la quota arrembante delle stesse, strutturalmente segnate dalla fitta tessitura a corde basse e soprattutto dall’esplosivo quanto implacabile drumming; alle dinamiche del sound attivamente contribuiscono le irradiazioni elettroniche ma più in generale la materia legante dell’interscambio di energie tra i partecipanti, la cui disposizione è spiccatamente affine ad un afoso clima da jam.
Ben servita da una pregevole edizione in vinile presso l’ospitante Karlrecords, Kozmik Bazaar riprende nel titolo (e nello svolgimento) le ispirazioni e le istanze-manifesto della band del Bosforo, qui raggiunta dai perigliosi valori aggiunti della trentennale militanza di un energico alfiere free, tutti al servizio di una forza belligerante perseguita con partecipazione fisica e non domo spirito di sfida.
Link di riferimento:
Pagina Bandcamp: karlrecords.bandcamp.com/album/kozmik-bazaar
Pagina Spotify: open.spotify.com/album/7eknJHi9aBa0VHdNnFE4tw
Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention