Music Center – BA 411 CD – 2019
Peppe Santangelo: sax tenore
Gabriele Orsi: chitarra
Yazan Greselin: organo
Francesco Di Lenge: batteria
Peppe Santangelo è uno dei sassofonisti jazz più talentuosi ed intriganti della nostra penisola. Relativamente poco conosciuto dai più, egli è un musicista che persegue risolutamente e pervicacemente, il complesso corso della sua originale progettualità compositiva. Spiritualmente attento alla sua espressione, al suo originale suono e alla concezione che lo lega alla lezione di John Coltrane e di Joe Henderson, Santangelo evita per altro il normale circuito del jazz italiano prediligendo invece locations meno battute ed eclatanti. Strumentalmente possiede l’ampia prospettiva e il virtuosismo per suonare una tipologia di un certo “modern jazz mainstream”, se pur naturalmente proiettato all’innovazione, poiché spontaneo e imprevedibile.
In una modalità elegantemente oscillante tra queste due dimensioni, il sassofonista di Sciacca si fa strada decidendo di non “attraversare” alcuno standard ma di basarsi invece su proprie personalissime composizioni avvalendosi di un trio davvero funzionale e superlativo: le interazioni della chitarra di Gabriele Orsi, l’abile tocco di Yazan Greselin all’organo, il drumming fresco e assai poliedrico di Francesco Di Lenge alla batteria.
La fluidità della musica di Santangelo, del suo “racconto bop” seguito da una chitarra colloquiale e dialogante, lascia spazio a riferimenti espliciti. Ma attenzione: solo nei titoli e nelle intenzioni, come anche in taluni punti di appoggio. La Sonny “postata” in apertura, trascina per il suo sound coinvolgente ed efficace, trasportato dall’esplosività del dettato del leader che nel fraseggio vola alto come quello potente di Rollins. Graselin e Orsi seguono a ruota fino all’ostinato costruito per i vamps di Di Lenge. Dunque molto spazio ai preziosi gregari per una musica che scivola fluida, funzionale e sempre persuasiva. È il caso di John, col pensiero che ovviamente va a Coltrane e al tragitto zigzagante di Giant Steps. Un modus spettacolare che prosegue con il tema intitolato Chris (Potter), indubbio omaggio al sassofonista statunitense. Le citazioni proseguono con Dexter e Wayne, due intriganti ballad che si alternano al vivace spirito bebop delle due Horace e Thelonious (in questo caso il riferimento volge lo sguardo all’incipit di Evidence). In definitiva un lavoro ben architettato che porta in se i frutti positivi di un sassofonista quale Santangelo, giunto oramai al suo terzo lavoro discografico che lo consacra quale abile e validissimo compositore e interprete.
Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention