UR Records – 2019
Fabio Della Cuna: sax tenore
Jorge Ro: tromba
Francesco Di Giulio: trombone
Giuseppe Iubatti: contrabbasso
Luca Di Battista: batteria
ospite:
Mauro Ottolini: sousaphone
Tension and Relief è il secondo lavoro di Cuneman, un lavoro articolato e ricco di sfaccettature che mette in risalto il percorso di crescita e sviluppo della giovane formazione. Innanzitutto, il dato numerico: da quartetto pianoless, l’organico si amplia a quintetto con la presenza stabile di Francesco Di Giulio al trombone e si arricchisce ulteriormente in otto delle undici tracce del disco con gli interventi di Mauro Ottolini al sousaphone. Una dimensione larga, utile per passare attraverso contesti diversi, per intrecciare le quattro linee melodiche e creare sezioni oppure favorire scontri creativi. Le composizioni di Fabio Della Cuna riescono così a contenere, a seconda dei casi, una dimensione orchestrale o bandistica, le dissonanze contemporanee, gli accenti del post-rock e, naturalmente, i richiami alle tradizioni jazzistiche.
Le ultime parole del precedente paragrafo ci portano direttamente al secondo punto rilevante del disco e, come dicevamo sopra, della parabola crescente di Cuneman. La scrittura dei brani risulta convincente nel trovare la sintesi tra melodia e libertà espressiva, tra costruzione e predisposizione al rischio: tensione creativa e complessità si sviluppano su binari solidi che guidano gli interpreti senza imbrigliare i loro slanci che contengono la possibilità di scarti improvvisi ma sempre coerenti con il flusso del lavoro. A questo si aggiunge poi che otto delle undici tracce presenti nel disco – le otto in cui è presente Ottolini – sono raccolte in suite di due o tre movimenti e questo aspetto rivela la regia complessiva del discorso portato avanti dalla formazione. La scelta di utilizzare Ottolini al sousaphone rende ancora più chiaro il legame intrinseco: l’intenzione è quella di mettere in connessione stretta e serrata le linee melodiche dei fiati per mettere al servizio della propria musica la sua esperienza e non quella di avere un solista esterno che si appoggia a posteriori sul tessuto intrecciato dalla formazione, in maniera più o meno coinvolta e partecipe. Peraltro, molte delle formazioni in cui abbiamo ascoltato Ottolini sono pianoless, un elemento che diventa utile per connettersi allo spirito del lavoro, evocato sia nella sua dimensione complessiva che nei singoli brani.
Una quantità di elementi, richiami e collegamenti che rimandano al free di Ornette Coleman e alla musica contemporanea, senza dimenticare i riferimenti alle avanguardie storiche extramusicali (Schifano) oppure lo sguardo appassionato e convinto alla storia del jazz (dichiarato, ad esempio, nella dedica a Lee Konitz di Self Conscious Lee). La grana acustica del suono è, inoltre, il filtro attraverso cui vengono assorbiti e sintetizzati tutti questi input: una soluzione proposta con semplicità e rigore, allo stesso tempo, per dare corpo e sostanza alle premesse di Cuneman. L’approccio melodico e la gestione armonica finiscono, quindi, per esaltare senza svilire la dimensione complessa voluta da Fabio Della Cuna e affrontata con grande sicurezza e maturità da tutti i musicisti.
L’omaggio all’autore di Free Jazz che la formazione porta nel proprio nome viene sempre tenuto presente come punto focale di una traiettoria artistica capace di manifestare una propria personalità espressiva in maniera sempre più esplicita, una personalità che sfrutta e combina le caratteristiche dei singoli con gusto e intelligenza.
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