Hubro Music – Hubro CD 2626 – 2019
Trond Kallevåg Hansen: chitarra, composizioni
Geir Sundstøl: pedal steel, strumenti a corda
Adrian Løseth Waade: violino
Alexander Hoholm: contrabbasso
Ivar Myrset Asheim: batteria
Materiali al 100% made in Norway per quanto attiene alla maestranze, ma pur sorprenderà il pervasivo stream tematico del lavoro, solarizzato e countryeggiante – e dire che ci riterremmo già avvezzi al caleidoscopio formale quale si è costituita la variamente abitata label Hubro.
Aprendosi nei caratteri della fluida impro di notturne tonalità in Flanellograf, la fisionomia dell’album esordisce netta in Flukt, vivente di calde vibrazioni e un cullante spirito di viaggio, affrescando a tiepide tinte passaggi di confortevole fluenza come in successive tracks, quali la sensibile Fartein Valen, concedendo spazio a maggior scansione ritmica tale l’evocativa Slekstreff, preparando il congedo nei metallescenti languori dell’eponima Bedehus og Hawaii e nella conclusiva ed appena più strutturata Halvvåkne Drømmer fra Baksetet.
Per il proprio debutto presso Hubro si palesano alquanto definite le concezioni compositive ed idiomaticamente ricco lo strutturato chitarrismo del leader, condividente il braccio solistico col sempre richiesto Geir Sundstøl, poliedrico fantasista delle corde di peculiare efficacia alla pedal-steel, integrando quale ulteriore voce l’archetto dell’apprezzato Adrian Løseth Waade, e completando il cast con l’abituale sezione ritmica del proprio trio, agente in austerità di mezzi ma di sintetica efficacia nella scansione del passo, la cui generale comfort-zone d’ascolto è anche attraversata da angolosità di spunto friselliano, in generale articolata su più o meno familiari analogie stilistiche, primariamente il Ry Cooder suggerito dalle note di copertina così come dal retaggio d’insieme dell’impianto (richiami melodici alla Shenadoah et similia si riscontrano in sospensione quali spunti tematici), di strutturato e suggestivo soundscape, ai cui ingredienti s’aggiungono curiose riformulazioni di esotismi estremo-orientali, il tutto amministrato da interplay raffinato e sottile, d’andamento complessivamente quieto.
Diviso con molta libertà di riferimenti tra luoghi dello spirito come la Bedehus delle memorie infantili (sede di un’austera cappella della Norvegia occidentale) e le Hawaii (in realtà generica sintesi di vaghe esoticità), l’album attraversato da una dominante matrice electro-country elaborata su avvolgenti spire di catturante e pervasivo colore s’esplicita in un lavoro di tendenza introiettiva, temperata dalle connotazioni di calore e trasparenza comunicativa.
Link di riferimento:
Sito web: kallevaghansen.com
Pagina Spotify: open.spotify.com/album/4LMy4D9fGL4DWCTynv5RAV
Teaser Video: www.youtube.com/watch?time_continue=174&v=k0iOgtuogiM
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