Zlatko Kaucic Quintet – Morning Patches

Zlatko Kaucic Quintet - Morning Patches

Fundacja Sluchaj – 2019





Zlatko Kaucic: percussioni, oggetti, suoni concreti

Michael Moore: sax alto, clarinetto

Marco Colonna: clarinetto, clarinetto basso

Albert Cirera: sax tenore

Silvia Bolognesi: contrabbasso






Zlatko Kaucic è un percussionista sloveno noto per le sue abituali frequentazioni con musicisti italiani del nord-est e non solo. In questo disco, inciso nella chiesa di San Martino in Slovenia, durante il festival di Musica contemporanea Brda, troviamo il performer in compagnia di due personaggi di spicco dell’avant-jazz nostrano, quali la bassista Silvia Bolognesi e il clarinettista Marco Colonna. Completano il quintetto il sassofonista americano Michael Moore, presenza costante dell’ICP Orchestra e il tenorista catalano Albert Cirera, membro del trio di Augusti Fernandez, fra l’altro.


Il cd è composto da dieci brani sotto il segno dell’improvvisazione assoluta. Kaucic si pone nella parte posteriore della scena, elaborando uno sfondo brulicante di suoni diversi, ottenuti con i suoi tanti strumenti e strumentini. È una specie di rumore di fondo, di base mobile, accidentata su cui ruotano tutte le iniziative individuali. La Bolognesi, solitamente, prende in mano la situazione e con l’archetto o pizzicando il contrabbasso introduce un’atmosfera, un tema, un qualcosa su cui le ance possano sviluppare un discorso o frantumarlo in mille pezzi. I tre compositori istantanei non si fanno certo problemi e danno vita a dialoghi divergenti, ad assoli impregnati di note ortodosse e strozzate, a licenze timbriche, con squittii, battimenti, colpi di clacson, stacchi calcati con secchi colpi di lingua, sovracuti forzati, fino a raggiungere il fischio. Da questo florilegio di letteratura sassofonistica e clarinettistica d’avanguardia si passa a momenti più “in the tradition”, con le dovute cautele, come in Delirij dove, dopo un incipit misterioso e indefinito si affaccia un ritmo jazzistico, su cui si attua un botta e risposta quasi “regolare” fra i solisti, trascinati da basso e percussioni per pochi minuti. Poi ci si riproietta nell’informale.


Il brano migliore fra i dieci è Mlaj, in cui si impone un intervento dolente, da brividi, di Michael Moore a commentare un’apertura tendente verso il blues ispirata dalla Bolognesi.


Non è tutto oro colato quello che si ascolta nel cd. A volte si procede a tastoni per qualche minuto, prima di individuare una direzione da percorrere, su cui, successivamente, tutti portano un loro contributo di peso e sostanza. Malgrado queste riserve, il disco contiene felici intuizioni e sviluppi coerenti alle personalità messe in campo dal leader. Da parte sua, Zlatko Kaucic ci mette del suo, funzionando da regista e termoregolatore del clima delle improvvisazioni, finendo per condizionare molto, e in positivo, l’esito finale della performance.




Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention