Odradek Records – ODRCD530 – 2019
Stefano Travaglini: pianoforte
Massimiliano Coclite: pianoforte
Un flusso sonoro di idee musicali affrontato con una combinazione di rigore e apertura stilistica. Stefano Travaglini e Massimiliano Coclite mettono a confronto codici e influenze, suggestioni e linguaggi: percorso classico, sperimentazioni contemporanee ed esperienze jazzistiche rappresentano il punto di partenza per un dialogo intenso che viene sviluppato per mezzo di pagine scritte e passaggi affidati all’improvvisazione utilizzando un’attitudine libera e contenuta, al tempo stesso. La linea principale del lavoro viene tracciata dalla disposizione con cui i due musicisti siedono al pianoforte: la libertà scaturisce dallo stato d’animo dei due pianisti, dalla curiosità e dai riferimenti di ciascuno dei due, ma l’applicazione di questa libertà viene sempre controllata, gestita con pazienza, tenuta al servizio del senso complessivo del discorso e delle linee melodiche affrontate nei vari passaggi.
L’unico brano non originale del disco è una versione cameristica, astratta e lunare di Body and Soul, una rilettura resa convincente e preziosa dalla disposizione cui si faceva cenno sopra: Travaglini e Coclite riprendono un brano celeberrimo, decisamente molto frequentato nel corso degli anni da jazzisti di ogni estrazione stilistica, e lo portano nel mood disegnato da pagine ispirati a Paul Hindemith, Aaron Copland (e, per traslato, Nadia Boulanger), Igor Stravinski e John Bull. Un rimando continuo tra mondi e suggestioni, un equilibrio sottile dove la sostanza si nutre della presenza dei due musicisti e, a sua volta, la forma diventa essa stessa sostanza e indirizza l’estro del momento e le possibili soluzioni in un rigore cantabile, capace cioè di incanalare le idee senza renderle sterili, capace di lasciare spazi aperti per svolgimenti ulteriori, capace, infine, di mantenere al proprio centro una suggestione melodica sempre riconoscibile. Un equilibrio reso ancora più evidente dal confine labile tra passaggi scritti e preparati in precedenza e quanto viene distillato dal dialogo tra Coclite e Travaglini o improvvisato in studio.
«La musica deve sempre fluire, perché questo fa parte della sua stessa essenza, ma la creazione di quella continuità e quel flusso – quella lunga linea – costituisce il tutto e l’esistenza di ogni compositore»: questo il concetto espresso da Aaron Copland – e mutuato, a sua volta, dalla lezione di Nadia Boulanger – che Coclite e Travaglini evocano nel titolo del disco. Nelle dodici tracce di The Long Line, ascoltiamo una sintesi fluida, razionale e partecipe, una ricerca estetica animata da dialogo e incontro, gestita con continuità e memoria, governata da ascolto reciproco e rispetto per gli spazi e le dinamiche dell’altro.
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