Folderol – 2019
Federica Colangelo: pianoforte
Michele Tino: sassofoni
Marco Zenini: contrabbasso
Ermanno Baron: batteria
Il jazz di Federica Colangelo è fluttuante, simile al suono costante della risacca o alle immagini fermamente “in movimento” dello ukiyo-e. Le note scorrono come fotogrammi che riproducono paesaggi e nature dove l’acqua è una presenza vitale e imprescindibile. In questo suo terzo disco, intitolato Endless Tail, la pianista dispiega tutte le sue conoscenze e influenze acquisite nel corso della sua carriera. Nella sua tecnica e nel suono c’è molto del pianismo contemporaneo, fatto di tocchi misurati, meditati, dove i silenzi non sono vuoti ma frammenti di una narrazione in cui sono conciliate in maniera equilibrata scrittura e improvvisazione (Spazi pieni e vuoti). Si direbbe che Mehldau sia dentro il suo DNA, ma pensiamo essere solo un viatico, per nulla intellettualistico, verso un’idea di jazz totale in cui prevale quella corrente che parte da Evans e va avanti aprendosi anche alle influenze nordiche, orientali e perché no, mediterranee. Ma anche classiche, ci pare, con Bach in primis, e world con Sakamoto. Ma tra le pieghe di queste sintetiche spiegazioni c’è la voce di Colangelo, una voce chiara e limpida attraverso la quale riesce a rappresentare il suo mondo. La pianista ha delegato ai sassofoni di Tino la funzione di pennelli per dipingere l’ideale tavolozza messa assieme con le sue composizioni. Infatti, il sassofonista è la punta avanzata e afrocentrica di un quartetto dedito al sincretismo sonoro (Spigoli), con Baron ad ampio spettro d’azione e Zenini duttile ed eclettico nelle funzioni sia armoniche che ritmiche. E poi c’è Colangelo, che è leader ma non sopra le righe, pronta a cucire, raffigurare, incollare, circoscrivere, astenendosi da un protagonismo sterile, per regalare un jazz che affascina con i suoi ritorni circolari e le sue note sussurrate e immaginifiche (Scala a chiocciola). Consigliato!
Segui Flavio Caprera su Twitter: @flaviocaprera