ReR MegaCorp – AnMa ReR PA 11 – 2019
Paolo Angeli: chitarra sarda preparata, voce, effetti, rumorie
«Suonare le musiche dei Radiohead facendole compiere un viaggio, ripensandole nel cuore di un isola del Mediterraneo, sintonizzando il rock anglosassone con arcate mediorientali, bordoni psichedelici, fraseggi lirici e spigolosi di riferimento jazzistico, e pulsazioni gipsy. Tutto questo convive tra le corde della mia chitarra»
Con queste parole, Paolo Angeli racconta l’incontro con le composizioni, con le inflessioni espressive e le con sonorità dei Radiohead in un lavoro che sfugge felicemente ad ogni possibile definizione. 22.22 Free Radiohead è tutto fuorché un album tributo o un insieme di cover: il chitarrista sardo utilizza i passaggi presenti all’interno dei brani del gruppo britannico come nuclei di partenza per un ragionamento del tutto personale, un ragionamento che scompone i riferimenti di partenza e li ricompone con gli attrezzi della propria cassetta di utensili musicali secondo coordinate mai scontate. Nella concezione stilistica di Paolo Angeli, da sempre, si incontrano possibilità diverse, se non addirittura opposte: la particolare dimensione artigianale e costruita passo dopo passo del suo armamentario sonoro rende sempre delicata, vitale ed irripetibile la sintesi proposta tra elementi ancestrali e moderni, tra la grana materica e la sferzante elettricità dei suoni. A tutto questo, si deve poi aggiungere la capacità del chitarrista di combinare in maniera trasversale e serrata attitudini liriche e aggressive, melodiche, ipnotiche o totalmente libere.
L’idea di applicare una concezione stilistica tanto singolare ad un’altra idea musicale, altrettanto riconoscibile e caratterizzata a sua volta, è quanto ascoltiamo nelle ventidue tracce del disco, un racconto musicale unitario, compatto e capace di mettere in risalto tutte le sue sfaccettature. L’abilità di Angeli nel sommare e stratificare i vari elementi senza mai eccedere la misura, senza mai rendere preponderante un fattore rispetto agli altri, si rivela in pieno nel disegno stratificato creato per questo lavoro: una sorta di filigrana che permette di leggere in ogni momento tutti i vari tasselli, una architettura leggera e resistente che offre ad Angeli anche la possibilità di evocare e sottintendere alcune suggestioni provenienti dal suo mondo o dalle canzoni dei Radiohead. Richiami che risuonano per simpatia, come le molle e le corde montate sul corpo della sua chitarra, nella mente dell’ascoltatore e rendono più fluida e mobile l’andatura di Paolo Angeli in questo percorso.
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