Intakt Records – CD 343 – 2020
Evan Parker: sax tenore
Paul Lytton: batteria, percussioni
Cinquanta anni (mezzo secolo sarebbe un’espressione ancor più monumentale) segnano la frequentazione tra due testimoni e prioritari protagonisti dell’estrema avanguardia jazz made in Britain, oggetto di un nuovo tributo discografico il cui titolo fa dei riferimenti d’epoca: Collective Calls già denominava un’esperienza live del 1972 per la gloriosa Incus records, rappresentativo ed importante scaglione entro la ben articolata espressione (più concertistica che discografica) del duo, nel presente caso amputato dalla “terza punta” a note basse Barry Guy, condizione non certo ostativa alla piena espressione e all’ancor maggiore sinergia di tale nucleare line-up.
Fissato ora presso lo Experimental Sound Studio della titolatissima Chicago, il fattivo meeting s’articola dunque con piena concentrazione lungo una complessa ridda di titoli, tratti dall’autobiografico Party sotto le bombe (Party in the Blitz) degli anni di guerra di Elias Canetti, connessione letteraria tematicamente analoga stante la dominante bellicosità alla base delle motivazioni e del carattere “diversamente formale” delle libere e polemiche figurazioni dei sue sommi solisti.
Cimento duale non certo cosmetico tra simbiotiche entità, lungo un performing in cui sarebbe onestamente arduo ravvisare “vuoti” creativi, ove l’emissione sonora del veterano del sax respira e s’espande tra fermezza e sottigliezze, certamente ben a favore della prima, modalità espressiva formulata in virile agilità (non mancando anche una qualche solennità) entro una dinamica tessitura in cui s’espande e dipana, tra scintillazioni e tumultuosità, lo spedito e sensitivo gioco percussivo del mercuriale partner: l’intima intesa tra i due è a proprio modo efficace anche nel conferire corpo rappresentativo ai singoli passaggi, che pur nella totale libertà formale appaiono provvisti di sviluppo ed acme drammatico.
Nell’ennesimo (in questo caso “giubilare”) match tra sornioni e vecchi leoni “Brit” della libera forma, esita una coalescenza dinamica, “concreta” e ben poco estetizzante, all’insegna della (de-)costruttiva dialettica, più che efficace e (dis)funzionale nel guadagnare completo (e “totale”) corpo scenico.
Link di riferimento:
Pagina Bandcamp: intaktrec.bandcamp.com/album/collective-calls-revisited-jubilee
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