CAM Jazz – CAMJ 7936-5 – 2018
Claudio Filippini: pianoforte, Fender Rhodes, tastiere
Luca Bulgarelli: contrabbasso
Marcello Di Leonardo: batteria
Sensibilità musicale e sintonia immediata. Claudio Filippini, Luca Bulgarelli e Marcello Di Leonardo suonano insieme da moltissimo tempo e le nove tracce originali di Before the Wind consentono loro di fissare nuovamente su disco idee e suggestioni: un trio dal piglio moderno agile, capace di raccogliere spunti provenienti da direzioni diverse e di portarli a sintesi in maniera personale, compatta e coerente.
La cantabilità e il senso melodico sono forse i tratti caratteristici che emergono con maggiore continuità e che creano una sorta di filo rosso tra le tracce. Sicuramente, il finale trascinante di Forever oppure il passo aperto di Goa – due brani che, non a caso, rappresentano il nucleo centrale del disco – e la lirica Mentre dormi rappresentano gli esempi più lampanti di questo aspetto: ma, anche nei brani più nervosi o nelle escursioni elettriche, il trio non abbandona mai del tutto questa attitudine.
Allo stesso modo, come accennavamo poco sopra, torna nel vocabolario del trio l’attenzione per sonorità elettriche e l’esplorazione di soluzioni ritmiche più spigolose. Una traccia pulsante e sviluppata con convinzione, una traccia che sostiene l’approccio melodico e lo innerva di ulteriori possibilità.
Infine, la profonda conoscenza del linguaggio del piano trio, applicata alle varie situazioni grazie ad un interplay naturale ed estremamente solido. La confidenza reciproca tra i tre musicisti è il frutto di una condivisione spontanea – verrebbe da dire, telepatica… – e di una collaborazione che si è “cementata” attraverso una lunga trafila di concerti. E, se si vuole, in una miscela di intenzioni razionali e intuito, creatività e rispetto, Filippini si confronta con le tradizioni del jazz proprio attraverso le potenzialità di questo format così essenziale e schematico e attraverso le connessioni stabilite con la sua storia.
Il pianista ragiona in maniera speculare sugli ingredienti da portare nella sua ricetta musicale: prende come riferimento numerose esperienze del jazz contemporaneo e ne rielabora in maniera personale la natura e le qualità fino a renderle del tutto aderenti al proprio modo di esprimersi. I vari elementi, anche quando restano riconoscibili, sono stati talmente assimilati e trasformati da prendere un accento legato strettamente al trio. Un metodo che viene applicato, come è ovvio, in ogni direzione e riesce a definire la “voce” del trio e a far convergere le personalità dei singoli in una combinazione sempre brillante e, praticamente, innata.
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