Auditorium – 2019
Massimo Falascone: sax contralto, sax baritono, crackle box, oggetti, elettronica
Giancarlo Nino Locatelli: clarinetti, oggetti
Alessandra Novaga: chitarra
Alberto Tacchini: pianoforte, sintetizzatore, elettronica
Silvia Bolognesi: contrabbasso
Cristiano Calcagnile: batteria, percussioni, glockenspiel
Filippo Monico: percussioni, percussioni, oggetti strani, bolle di sapone
Irripetibile, fantasioso, lunatico, teatrale, fascinoso ed ipnotico, questo è Melies, ultimo progetto, totale, del geniale Massimo Falascone. Ispiratosi alla creatività fantastica di Georges Melies ed ai suoi lavori cinematografici, a metà strada tra fantascienza ed illusionismo, Falascone ha messo in piedi una rappresentazione che a poco più di un secolo di distanza ci restituisce in chiave moderna la magia di quel mondo immaginato. La forma teatrale e fisica di questo disco, sorprendente, illusoria e magnetica, è stata trasferita all’ascolto. Le movenze sceniche adesso sono creazione mentale insita nella musica. Il muto del cinema rivive con note e parole, mentre le pellicole spariscono per ricomparire sotto forma di visioni alchemiche: Parafaragamus. Il treno, un tetto, le riprese, il film e il movimento sono le tematiche di Moving Train, un brano che ricorda da lontano le atmosfere stralunate e incantate del Tom Waits di Rain Dogs. Rubber Head trae ispirazione da L’Homme à la tête en caoutchouc. È una composizione di dieci minuti e mezzo che passa dal silenzio iniziale, scandito dal metallo delle percussioni, alle impennate dei fiati, ai raspi del baritono e i sussulti del clarinetto basso. Falascone lo ha pensato come un blues, strutturato – come tutte le sue composizioni – ma per nulla rigido. Il progetto Melies è curato in ogni minimo particolare e prevede e concede libertà creativa ai musicisti. La scrittura del sassofonista riesce a tenere salda l’impalcatura dell’opera garantendo alla stessa solidità nonostante l’azione arbitraria, e free, degli ottimi scalpellini che gli sono accanto. Lo si coglie soprattutto in l’Homorchestra, legato al film L’homme orchestre, un pezzo collettivo dalle forti ascendenze free suonato dall’intero ensemble; oppure nel missilistico e spaziale Lunatrip, ispirato dal cult movie Le Voyage dans la Lune. Un altro film, Le Roi de Maquillage, diventa il tema narrante di Maquillage. La composizione è costruita su un riff collettivo che durante lo svolgimento si stinge in alcuni momenti di magica impalpabilità. Left Alone di Mal Waldron – unica traccia non originale – viene introdotto dal sax alto di Falascone. Piano e batteria lo spalleggiano da lontano mentre un break in assolo di contrabbasso lo trasforma in qualcos’altro di ipnotico e incantatore, Sirene. Le Voyage a travers l’Impossible ispira il brano di chiusura intitolato, guarda caso, Non Impossibile. Una giusta conclusione per un disco in cui Falascone ha reso possibile e reale il magico ed il fantastico, narrando in piena libertà il mondo di Melies, alla stregua di un Terry Gilliam prestato al jazz. Come scriverebbe Downbeat: Five Stars!
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