Da Vinci – 2019
Nunzio Ferro: chitarra
Marco Cavaliere: chitarra
Luigi Acquaro: clarinetto
Giovanni Mastrangelo: contrabbasso
C’est la vie lo potremmo definire un disco gipsy-folk, nel senso che gli umori manouche risentono delle tracce biologiche del suo leader e compositore Nunzio Ferro. Questo suo legame con la terra non fa altro che arricchire e modernizzare un genere di musica che altrimenti scadrebbe nello stantio. Nel suo percorso sonoro non manca la componente jazz che ben è riuscito ad introiettare con le sonorità che più gli appartengono e di cui sta portando avanti un progetto ben preciso con i suoi Casinò Babis. C’est la vie, titolo che la dice tutta sulla filosofia di vita dell’autore, contiene nove tracce originali ed è suonato in quartetto con due chitarre, un clarinetto e un contrabbasso che pulsa vita ad ogni nota. In aggiunta, ci sono degli ospiti prestigiosi come Gianni Iorio che suona nello splendido e terroso Poussette en Paris, pezzo che riesce a ripulire dalle scorie inquinate della metropoli per dargli, col bandoneon, un sapore più carnale e ancestrale. Altro cameo è Venerdì 13, in cui il guest Gaetano Partipilo al sax alto improvvisa magnificamente su un tema gipsy. Poi c’è il soprano di Antonio Aucello, altro ospite, che si rintuzza con il clarinetto di Luigi Acquaro in Cinco de la Manhana; oppure il sottile Konigsee Bolero, brano integrale di stampo manouche che sotto le lacche riserva contenuto e tecnica. Fascinoso e scanzonato Walzerino ci dice che anche nel meridiano pugliese si può suonare manouche all’ombra del romanico anziché tra in puzzolenti bistrot d’oltralpe.
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