Antonio Zambrini/Jesper Bodilsen/Martin Maretti Andersen – Incontro

Antonio Zambrini/Jesper Bodilsen/Martin Maretti Andersen - Incontro

Abeat Records – ABJZ 213 – 2020




Antonio Zambrini: pianoforte

Jesper Bodilsen: contrabbasso

Martin Maretti Andersen: batteria






Antonio Zambrini ritrova i due partners danesi del precedente “Pinocchio e altri racconti”, pubblicato nel 2018 e dedicato all’opera di Fiorenzo Carpi, per un nuovo “Incontro”, privo, stavolta, di un filo conduttore unitario. Nel disco si ascoltano, infatti, brani a firma del pianista, del bassista, oltre ad uno standard di Jerome Kern e ad alcune incursioni nel repertorio brasiliano d’autore con brani di Guinga e Texeira. Completano il quadro un pezzo di Carla Bley e uno della coppia italiana Mangialajo Rantzer-Aymar. L’intesa nel trio si conferma una delle carte vincenti dell’incisione, in virtù di una propensione condivisa verso la bella melodia e ad un afflato comune a far cantare i rispettivi strumenti.


Zambrini, in particolare, conduce il gioco pennellando interventi composti e raffinati, non aggredendo mai i motivi, ma lavorando di cesello anche quando si alza il ritmo, mantenendo una cifra stilistica caratterizzata da garbo e amabilità di tratto in ogni frangente.


Jesper Bodilsen, da parte sua, non si limita ad accompagnare con ingegno ed efficacia, rivelando una cavata robusta, secondo la tradizione dei bassisti nord-europei, ma è protagonista pure di assoli ricchi di sfumature tematiche, carichi di argomenti e della capacità di svilupparli proficuamente.


Martin Maretti Andersen non si esprime con un drummin’ sgargiante, spettacolare. Il suo ruolo sotto traccia appare, però, estremamente funzionale al carattere della proposta. Dimenticando per un attimo quanto elaborano gli altri due, mettendo a fuoco solo la batteria, si può apprezzare in pieno il peso e la rilevanza dell’azione del percussionista danese.


Fra i nove brani si fa preferire Lawns di Carla Bley, rivestita di un abito vagamente country e a tempo leggermente accelerato, rispetto alla versione originale, con all’interno un senso di inderminatezza, di attesa, che ne accresce il fascino.


“Incontro”, in conclusione, è un altro capitolo significativo della discografia di un personaggio di cui magari non si parla molto, che fa, in ogni modo, una musica mai sopra le righe, ben armonizzata, ben suonata, in compagnia di partners provvisti dello stesso tipo di linguaggio e di visione estetica.




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