Talos Festival 2020. Il Diario del Festival

Foto: Fabio Ciminiera










Talos Festival 2020. Il Diario del Festival

Ruvo di Puglia

Domenica 11 ottobre 2020

Diretto, accorato, profondo: l’incontro tra Peppe Servillo, Javier Girotto e Natalio Mangalavite unisce interpretazione e senso melodico, capacità istrioniche e ricerca dei punti di contatto tra le culture italiane e argentine. Un incontro duraturo e consolidato da progetti costruiti con cura e con l’intenzione di utilizzare in maniera rispettosa e, allo stesso tempo, personale i repertori, le lingue e i ritmi delle due culture. Parientes è il titolo del percorso musicale presentato a Ruvo: relazioni familiari e abitudini quotidiane vissute attraverso le pagine scritte da Coltazar e gli omaggi alla musica di Dalla, Modugno e Piazzolla, brani originali e improvvisazioni serrate.


Un dialogo fatto di intenti convergenti, confidenza, voglia di mettere in scena il racconto presente nei testi delle canzoni e sottinteso nelle musiche. Sapienza scenica e abilità nel tenere il palco aggiungono altre chiavi espressive al discorso condotto dal trio. Un progetto che potrebbe essere contenuto nella definizione di “teatro canzone” e che viene costruito in maniera spontanea e appassionata grazie alla agilità del trio e alla disponibilità di tutti e tre i protagonisti sul palco di assecondare le varie prospettive del racconto. Un lavoro composito e stratificato in ogni suo particolare, realizzato con quella particolare alchimia che fa apparire ogni elemento semplice e che colloca in maniera naturale il proprio posto con estrema grazia e naturalezza per lasciare, invece, all’ascoltatore il gusto di seguire la trama e le emozioni trasmesse.


Anche nella terza giornata del Talos Festival è stato altrettanto importante il percorso legato alla danza. L’incontro con l’esperienza materana di danza di comunità promosso a Matera da Virgilio Sieni rappresenta un passo ulteriore nelle diverse proposte messe in opera da Giulio De Leo: da una parte, la prosecuzione del rapporto con il coreografo e danzatore già presente al Talos lo scorso anno e, dall’altra, la condivisione e il confronto con un progetto animato da motivazioni analoghe. E, ancora, il flashmob mattutino con i “seniores” ruvesi. Un contatto con il territorio presente e utile per restituire socialità e voglia di stare insieme, in maniera positiva, all’interno di questo periodo così particolare.


Il percorso della danza mette a frutto anche altre sfaccettature del concetto musicale avviato e sviluppato dal Talos Festival nei suoi ventott’anni. La costruzione di paesaggi sonori utili alle performance dei danzatori è stato affidato a musicisti che in maniere varie hanno incrociato il loro cammino artistico con le suggestioni portate nel programma del festival nel corso degli anni: un filo tra costruzione di architetture timbriche e improvvisazione, tra scrittura e interazione con le performance in atto affidato di volta in volta alla tromba “aumentata” di Giorgio Distante, al duo formato da Luisiana Lorusso ed Eufemia Mascolo, a Vittorio Gallo e a Tommaso Scarimbolo insieme al Bembé Percussion Ensemble.

Sabato 10 ottobre 2020

Il lavoro compiuto negli anni da Giulio De Leo come direttore artistico della sezione danza del Talos Festival ha aggiunto una ulteriore caratteristica alla rassegna ruvese. Un filo artistico reso importante dalla presenza di artisti di rilevanza internazionale come Virgilio Sieni, Sanna Myllylahti e Stephanie Kajal si unisce alle iniziative che vedono coinvolti i danzatori professionisti e le persone del territorio. La partecipazione degli abitanti di Ruvo al Talos è diventata ancora più radicata e identitaria grazie allo sviluppo dei laboratori e alla presenza in scena delle persone con cui si condivide la quotidianità e, infine, non meno importante il coinvolgimento negli spettacoli e l’intuizione di portare le azioni sceniche a interagire con gli spazi cittadini e ad invaderne la normalità. Tre interventi hanno caratterizzato la giornata del sabato: tre momenti concepiti con modalità diverse e affidati a gruppi diversi: PUL.CI.NEL.LA ha rappresentato l’incontro tra la Libero Corpo e i percussionisti di Bembé per l’azione diffusa della mattina su coreografie di Erika Guastamacchia; PRELUDIO, En Plein Air ha avuto come protagonisti i danzatori più maturi del percorso di comunità; Dialoghi, infine, è stata le coreografia proposte da Giulio De Leo per gli allievi di Libero Corpo.


Il concerto serale sul palco di Piazza Le Monache, ha avuto come protagonisti Antonello Salis e Simone Zanchini. Fisarmonica e improvvisazione: incontro tutto concentrato sulla possibilità di creare musica seguendo l’estro e le sensibilità del momento, come rivela al’interazione ogni volta diversa con i rintocchi delle campane; un confronto tra generazioni e approcci differenti alla musica e allo strumento che diventa fertile e sorprendente per la disposizione dei due musicisti a condividere – tra loro e con il pubblico – un racconto musicale costituito da una infinità di elementi intrecciati in maniera imprevedibile.


Si comincia con Salis immerso nel corpo del pianoforte, intento a percuotere corde e oggetti. Si entra subito nel vivo delle tante possibilità timbriche a disposizione del duo. Manipolazioni elettroniche, voci, fischi, preparazione del pianoforte, interventi irrituali e, come è ovvio, le voci naturali degli strumenti diventano gli ingredienti per dare vita ad una combinazione timbrica ogni volta diversa e ogni volta messa al servizio di un dialogo innestato sulle melodie e, in particolare, su temi appartenenti a colonne sonore. Spunti melodici che Salis e Zanchini si lanciano reciprocamente e che vengono trangugiati in una continua scomposizione e ricomposizione. I temi di Ennio Morricone presenti negli Spaghetti western di Sergio Leone, il Pinocchio di Carpi, Someday my prince will come si mescolano con standard jazz e canzoni della tradizione italiana, ma anche con l’imitazione del treno o con squarci informali in cui le linee tracciate dai due musicisti si rincorrono con piglio veemente.


Salis e Zanchini conducono così la loro musica in una lunga suite senza interruzioni e senza cali di intensità, ricca di spunti sviscerati e di passaggi semplicemente suggeriti e lasciati in sospeso, utilizzati magari come ponte da una melodia all’altra, da una atmosfera all’altra. Un flusso sonoro in cui la melodia e, soprattutto, l’approccio melodico dei due musicisti diventa il punto di riferimento per gli incastri timbrici e per le tante combinazioni espressive secondo le quali si sviluppa il dialogo.




Venerdì 9 ottobre 2020

Un anno particolare come il 2020 comporta anche un’edizione particolare per il Talos Festival. Intanto, la rassegna si svolge a ottobre e non a settembre come accade di norma. Lo spostamento del palco dalla parte opposta della piazza varia, poi, i soliti punti di riferimento abituali e diventa, allo stesso tempo, conseguenza e funzione di un programma che non prevede grandi organici ma esibizioni di organici più essenziali.

Paolo Angeli apre il programma musicale dell’edizione 2020 del festival ruvese con il viaggio musicale solitario intrapreso “a bordo” della sua chitarra sarda preparata. Il concerto ripercorre le tappe più recenti dei venticinque anni della sua carriera e attraversa, nelle due suite che cmpongono il concerto, i brani presenti in Su e Sale quanto basta e le escursioni nel mondo musicale dei Radiohead effettuate in 22.22 Free Radiohead. Una sintesi solida e, allo stesso tempo, sempre sorprendente di ritmi e colori mediterranei, di slanci lirici e di improvvisazioni radicali, di scelte timbriche e di architetture sonore. E come orami tradizione nei concerti di Paolo Angeli, uno dei momenti topici diventa la “presentazione” della chitarra: ogni volta la chitarra presenta nuove caratteristiche, siano esse rivisitazioni artigianali di oggetti concreti oppure recuperi tecnologici; ogni volta, il racconto dell’evoluzione dello strumento diventa una parte fondamentale per fare entrare gli spettatori in un contesto del tutto unico. Un contesto unico perché pensato per dare forma e suono alle intenzioni di Paolo Angeli e per far scaturire, al contrario, soluzioni nuove a partire dalle combinazioni del tutto singolari create dalle corde, dai martelletti e dalle molle applicate allo strumento.




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