Autoproduzione – 2021
Enzo Rocco: chitarra
Marco Colonna: sassofono sopranino
Enzo Rocco è un chitarrista cremasco dalle larghissime vedute, che ha alle spalle incontri estemporanei con esponenti di spicco nel campo dell’avanguardia, da Lol Coxhill a Giancarlo Schiaffini, da Peter Kowald a Carlo Actis Dato…. Marco Colonna è un polistrumentista romano, abituale collaboratore di Roberto Ottaviano, di Stefano Leonardi e autore di parecchi dischi in solo o in duo, di ricerca e di sperimentazione. I due si sono conosciuti nell’ambito delle conductions nell’orchestra di Butch Morris e hanno sempre tenuto vivo un legame basato su un analogo modo di sentire e realizzare la musica. In questo periodo di chiusura degli spettacoli dal vivo e di difficoltà di incontrarsi e di incidere in presenza, i due hanno deciso di comunicare, di suonare a distanza e di realizzare, così, nove improvvisazioni, assemblate, poi, grazie ad un paziente lavoro di editing al computer.
La musica del cd, pur non essendo composta e preparata nei dettagli, si avvantaggia di una notevole coesione interna, grazie ad una consolidata consuetudine fra i due protagonisti e ad un simile atteggiamento nel confrontarsi con altri compositori estemporanei, dove la capacità di ascolto reciproco conta quanto quella di elaborazione, senza remore e senza rete. Nelle nove tracce la chitarra e il sax sopranino si cercano, si inseguono, si dividono per poi ricongiungersi e ritornare a dialogare, procedendo sull’orlo del baratro con l’abilità di tenersi sempre in equilibrio, sostenendosi vicendevolmente.
Grumi è il brano iniziale e introduce il clima dell’intero album. Chitarra e sassofono si danno botta e risposta evitando le “buone maniere” del mainstream. Lo scambio è condotto su toni nervosi e appuntiti, fra il tonale e l’atonale. I modelli di riferimento sono i grandi nomi della free form europea, filtrati da un approccio personale alla materia.
In Whistling si colgono echi insospettabili di folklore laziale. È un tributo alla tradizione? Chissà…
In Ridondanze si assiste alla costruzione di temi sghembi e sofferti, da parte del sopranino, dietro ad un arpeggio chitarristico altrettanto volutamente disarticolato.
In Alti e bassi prevale la ricerca timbrica di note acutissime, fuori dal rigo, da parte di Colonna, mentre la chitarra distilla suoni distinti o alonati, in controtendenza.
Il colloquio si avviluppa, si ingarbuglia in 132 bpm. Nessun timore. I due improvvisatori sanno come uscire fuori dall’intrico inestricabile in cui si sono andati a cacciare.
In Shaded l’atmosfera si fa meditativa e il colloquio procede più tranquillo, anche se il sopranino punta sempre in alto, evitando, però, le vertigini.
Minimale è una vetrina per il fraseggio secco e inquieto di Rocco, mentre Colonna, di riflesso, opera su note lunghe e sfrangiate.
Si riprende la scena il sassofonista, andando a toccare il cielo con il suo strumento, mentre la sei corde elettrica produce effetti rumoristici concordanti o discordanti, che dir si voglia, in En plein.
Si chiude con Bianchi e neri, ancora arricciata dalla conversazione anti-melodica, alla scoperta caparbia di un motivo obliquo, da approfondire in coppia.
“Nine Improvisations for Sopranino and Guitar”, in conclusione, è una prova esemplare di come, in un periodo critico segnato dalla pandemia, la voglia di creare una proposta che abbia un senso, una dignità, possa veicolare registrazioni di spessore e di qualità come questa.
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