Antonio Marangolo e Beppe Gambetta: una prima assoluta a Vendemmia Jazz

Foto: Andrea Gaggero










Antonio Marangolo e Beppe Gambetta: una prima assoluta a Vendemmia Jazz

Vendemmia Jazz – Roccagrimalda (AL)


Antonio Marangolo: sassofoni

Beppe Gambetta: chitarra

Antonio Marangolo e Beppe Gambetta sono due personaggi apparentemente incompatibili, con esperienze e mondi di riferimento decisamente lontani. Marangolo, nella sua carriera artistica, ha frequentato i cantautori, quali Conte e Guccini, e i cantanti di musica leggera di un certo lignaggio, come Ornella Vanoni, oltre a nutrire una passione profonda per il jazz a cui si è dedicato con costanza soprattutto negli ultimi anni. Gambetta è, invece, un campione del fingerpicking, votato al country e al bluegrass, da una parte, e con un amore dichiarato, però, per la cosiddetta scuola genovese, da Tenco a De Andrè a Fossati. Pure come carattere, come atteggiamento verso la vita, sono quasi agli antipodi. Il sassofonista siciliano manifesta una visione piuttosto pessimistica, espressa, però, con un’ironia pungente, a tratti caustica. Il chitarrista genovese è, invece, un uomo apparentemente appagato, che vive la musica quasi come una missione e la professione come un luogo di incontro e di scambio reciproco. I due risiedono entrambi a Ovada. A farli incontrare e a decidere di provare a far qualcosa insieme è stato il periodo di lockdown in cui si sono conosciuti e hanno posto le basi per una collaborazione che è sfociata nel debutto, in prima assoluta, a Roccagrimalda, nell’ambito di “Vendemmia Jazz”, rassegna che si svolge solitamente in settembre e che, invece, si effettua a giugno 2021, come recupero delle date annullate nel 2020.


L’esibizione avviene nello splendido giardino del castello, di fronte ad una platea gremita in ogni ordine di posti, opportunamente distanziati, vista la situazione locale ancora legata alle misure emanate per le zone gialle.


Il repertorio scelto per l’occasione tocca alternativamente composizioni di Marangolo e di Gambetta. Comincia il sassofonista soffiando letteralmente sull’imboccatura del suo strumento, senza produrre note, solo suggerendo un effetto-vento, per introdurre Lament, pezzo che poi prende quota e si avvale di un proficuo scambio di testimone fra gli arpeggi bene articolati della chitarra e gli interventi affermativi, pulsanti, del sax contralto. Si procede con Fandango per la bionda, ancora di Gambetta. In questo caso Marangolo batte sul cajon, strumento a percussione a forma di scatola, su cui è seduto. «Siamo polistrumentisti…» chiosa il musicista genovese, mentre il suo partner annuisce con la solita aria sorniona e disincantata. Si va avanti così. presentando con gustosi aneddoti ogni brano in scaletta fra il divertimento dei protagonisti del pomeriggio e del pubblico, ovviamente . In particolare, il sassofonista introduce una sua canzone in siciliano parecchio critica verso il fatalismo dei suoi conterranei, in cui sfoggia la sua voce provvista di un timbro personale: «In italiano il titolo sarebbe “Poi tutto si ferma e tutto fermo resta”. Dicono che la Sicilia non sia più quella dei tempi miei, ma non ci credo troppo…» Commenta l’acese doc con la consueta espressione disillusa. Risponde Gambetta con On the road with mama e ne approfitta per ricordare sua madre coinvolta, tempo fa, all’età di ottanta anni, in un viaggio per la Germania con mezzi di fortuna, della durata di un mese. Insomma il duo si palleggia la scena, non certo in maniera competitiva, ma per rendere intellettualmente gradevole la serata ed è un continuo scambio di cortesie e di battute sulla base di una complicità palpabile,


Marangolo, contrariamente alle abitudini, suona il sax contralto, il sax soprano ricurvo, rinunciando al tenore, e tiene il ritmo con il cajon, in determinati frangenti. Gambetta utilizza due chitarre, con il solito virtuosismo caldo, e la voce, in particolare, in Dove tia o vento suggestiva canzone in dialetto, apripista del suo ultimo album dal titolo omonimo ( in inglese e in genovese). Si va avanti così, in un’atmosfera piacevole e rilassata, proponendo un solo pezzo non a firma della coppia: si tratta di Te vojo bene assaje, resa celebre da Roberto Murolo, eseguita con il dovuto rispetto per un autentico monumento della canzone napoletana.


Il concerto si chiude fra gli applausi convinti degli spettatori, per la soddisfazione degli organizzatori, la benemerita associazione ovadese “Due sotto l’ombrello”. Viene concesso un solo bis («Noi facciamo come nei teatri d’opera, il bis è la ripetizione di un brano che avete già ascoltato, in apertura…» e riprendono il primo pezzo dello spettacolo, per poi chiudere l’incontro e anticipare un seguito a questo primo atto, ad Alessandria il 14 luglio e, forse, l’incisione di un disco in futuro. Non ci resta che seguire con attenzione i prossimi passi di questa strana e talentuosa coppia di artisti e sperare che si concretizzino le promesse annunciate dal palco di Roccagrimalda.




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