Label Bleu – 2021
Edward Perraud: batteria
Bruno Angelini: pianoforte
Arnault Cuisinier: contrabbasso
ospite: Erik Truffaz: tromba
Edward Perraud è un batterista e compositore francese, indirizzato verso una proposta raffinata, di scavo e di ricerca, senza sconfinare troppo, però, dall’ambito specificatamente jazzistico, pur intesa, la medesima definizione, in senso ampio. In questa opera lo affiancano il pianista marsigliese Bruno Angelini, già incrociato nel quartetto “Open Land” negli ultimi anni e in altri contesti in precedenza. I due si conoscono bene, insomma. Al basso compare Arnault Cuisinier, membro del trio Mineral Paradoxe, fondato nel 2003 insieme a Bruno Wilhelm e allo stesso Perraud, oltre che partner abituale di personaggi quali Guillaume de Chassy, Benjamin Moussay o Sylvain Kassap… La musica del cd è a firma del bandleader e si caratterizza per un fondale asimmetrico su cui si innesta una presenza tematica mobile, con motivi che esordiscono, si ripetono, si snodano, mentre il tempo varia nel corso del fluire del brano. Questo tipo di bilanciamento/sbilanciamento dell’asse portante dei pezzi, dove alle spalle si avverte una precisa logica architettonica, è un po’ il punto forte del modo di organizzare le composizioni da parte del percussionista transalpino. C’è, dentro l’album, poi, una cantabilità di marca francese e si distinguono, allo stesso modo, una armonizzazione, una impaginazione, moderna o modernista, fuori dai parametri consueti del mainstream, per capirci.
In tutto il disco brilla il pianismo di Angelini, che lavora di cesello, in alcune sequenze, o in maniera percussiva in altre, per esprimere energia, seguendo un percorso che lo conduce fino ai margini della tonalità o anche oltre, secondo una rappresentazione globalmente progettuale del tipo di scrittura del compagno di tante avventure. Cuisinier e Perraud, da parte loro, si comprendono a meraviglia e danno vita ad un intreccio ideativo di basso e batteria, transitando agevolmente da una funzione di accompagnamento, comunque piuttosto libero, ad interventi solistici pregnanti, in cui si prendono la scena a tutti gli effetti. In due tracce, le migliori del cd, compare il trombettista Erik Truffaz che sa inserirsi al meglio nel milieu del trio, apportando un contributo sicuramente significativo, pur operando per sottrazione, in modo sostanzioso e sobrio.
Ci si può chiedere, in conclusione, se la musica di questa incisione sia “Hors Temps” come recita il titolo del disco. In realtà, Perraud e soci realizzano un cd perfettamente inserito nel tempo attuale, nè retrò, né futuribile, cioè, poiché si esprimono con un linguaggio indubbiamente jazzistico, ma non ricalcato pedissequamente sulla lezione dei maestri. Ci mettono del loro, a conti fatti, per interpretare o reinterpretare, oggi, la classica formula del gruppo piano-basso-batteria con metodo e convinzione.
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