Mordente Records – 2021
Serena Fortebraccio: voce
Alberto Parmegiani: chitarra
Domenico Cartago: tastiere
Giorgio Vendola: contrabbasso
Fabio Accardi: batteria, arrangiamenti
Armstrong and the Moonwalkers affrontano la musica di David Bowie con un approccio aperto: il binario costituito da sette celeberrimi brani del cantante britannico viene percorso dai cinque musicisti con personalità e spirito creativo, attraversando i confini tra i generi e aggiungendo ingredienti ogni volta differenti. Un meccanismo articolato e fluido, allo stesso tempo, che si svincola quindi dalle griglie di genere e si muove in maniera naturale tra inserti elettronici, richiami al rock storico, tentazioni drum’n’bass, senso dell’improvvisazione, stratificazioni timbriche.
La musica di Bowie contiene già spunti e possibilità diverse, innescate dalla sua curiosità e dalle tante e variegate collaborazioni che hanno costellato la sua carriera e che gli hanno permesso di portare nella sua musica gli accenti del jazz e del funk, del punk, del post rock e della musica elettronica, lavorando al fianco di grandi interpreti come, tra i tantissimi altri, Pat Metheny e Nile Rodgers, Iggy Pop, Stevie Ray Vaughan e Donny McCaslin. Il confronto con le versioni originali di brani come Space Oddity, This is not America, Absolute Beginners, Loving the Alien, Life on Mars?, Starman e Heroes diventa il punto di partenza per una ricerca musicale priva di soluzioni precostituite: il rispetto per il “Duca Bianco” è la chiave utilizzata per indirizzare le varie intenzioni del quintetto, in una sorta di movimento continuo di avvicinamento e distanziamento dall’originale, un movimento in cui si intrecciano soluzioni pensate negli arrangiamenti e slanci interpretativi.
Dal canto suo, Armstrong & the Moonwalkers è un quintetto assortito, formato da musicisti con esperienze musicali diverse, musicisti che hanno spesso e volentieri collaborato tra di loro. Ne viene fuori così uno spettro ampio di opzioni da combinare nelle riletture dei brani, opzioni sfruttate senza forzature e, sopratutto, con una tessitura collettiva e corale capace di esaltare i singoli interventi nella dimensione complessiva delle scelte operate per l’arrangiamento e lo sviluppo dei vari brani.
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