Foto: Angelo Bardini (per gentile concessione Piacenza Jazz Fest)
Piacenza Jazz Festival 2021: Holland/Scofield Duo
Piacenza, Sala degli Arazzi di Galleria Alberoni – 10.10.2021
John Scofield: chitarra
Dave Holland: contrabbasso
È appena terminata (23 e 24 ottobre scorsi) la XVIII edizione del Piacenza Jazz Fest di cui abbiamo qui già dato conto. Torniamo a lodare la rassegna per l’intelligenza delle scelte, la ricchezza e la varietà delle proposte: un piccolo miracolo di organizzazione reso possibile da una grande passione e da un senso civico di condivisione: Bene ha fatto il Direttore Artistico Gianni Azzali a ringraziare i tanti volontari che hanno reso possibile la “maratona” (sono sempre parole sue) di una quarantina di appuntamenti in poco più di un mese.
Domenica 24 ottobre, ultimo appuntamento con il prestigioso duo Dave Holland-John Scofield. Nomi di sicuro richiamo per il loro passato glorioso e il presente che li vede ancora nelle loro piene facoltà musicali. La bella e ampia sala degli Arazzi è pressoché piena nel primo dei due set complice l’assenza di date del duo nella vicina Milano. Holland e Scofield hanno entrambi suonato, in momenti diversi, con il divino Miles, questo fatto rende loro, come diversi altri, musicisti e personaggi baciati dal Re Mida del jazz. I due sono oggi raffinatissimi stilisti e, in qual modo, maestri dei rispettivi strumenti o perlomeno di un certo modo di fare jazz. Elegantissimi nella musica e nello stare stare sul palco, in un’ora di musica sintetizzano un pezzo di storia dei rispettivi strumenti: Scofield da Montgomery a Benson al blues elettrico, Holland da Ray Brown e Leroy Vinnegar a Jimmy Garrison. Entrambi sono stati e rimangono apprezzatissimi dal pubblico e dalla critica: vincitori ciascuno di diversi Grammy e di referendum per i rispettivi strumenti o per il miglior album. Compositivamente i due si dividono i brani: due a testa e si riparte. Dopo il medium tempo di Memoirette (Scofield) utile per scaldare gli strumenti, è Holland, mobilissimo sullo strumento e improvvisatore consequenziale e cantabile, a stimolare l’applauso più sentito. Not For Nothing (Holland), si apre con un solo di contrabbasso su un vamp ipnotico denso di blues, abbiamo qui conferma e della bellezza del suo timbro e le qualità non comuni di improvvisatore: assoli cantabili, meravigliosamente costruiti con una tecnica solidissima in costante servizio della musica. Segue il bellissimo tema di For Only Water (Holland); epicedio o preghiera; Scofield esegue il tema con grande eleganza e partecipazione e costruisce un solo (il migliore del concerto?) con una magistrale capacità di costruire frasi interne contro frasi più cantate, aperte, melodicamente fluide. Altro tema di Scofield con all’interno frasi all’unisono chitarra-contrabbasso nel quale, come altrove, il chitarrista è a completo agio ma meno fresco e stimolante rispetto a quanto sa produrre sui temi di Holland. Il finale Mr. B (Holland) dedicato al maestro Ray Brown ci ricorda che il jazz è diventato, prevalentemente, musica di repertorio. La possibilità è stata osteggiata, più a parole che nella pratica musicale, evitata dai musicisti e dai critici più coraggiosi, poi rinnegata e riaffermata, discussa e ridiscussa. I concerti che ho potuto della bella rassegna piacentina hanno rafforzato questa convinzione: e la storia del jazz è “finita” possiamo tornare serenamente a guardare al suo passato e da qui ripartire.
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