Tuk Music – 2021
Gianluca Petrella: trombone, elettronica
Pasquale Mirra: vibrafono, marimba, balaphone, midi vibes, percussioni
Giulietta Passera: voce
Kalifa Kone: talking drums, n’goni, calabash
Blake Franchetto: basso elettrico
Danilo Mineo: percussioni
Simone Padovani: percussioni
Primo Zanasi: drum beat
“No dancing, please”, recitava un cartello affisso nei locali dove suonavano gli eroi del be-bop, Parker, Gillespie… Si intendeva, con questo, che la musica che si sarebbe sentita in quelle sedi non era adatta ad essere ballata. Per molto tempo, da lì in poi, il jazz si è fregiato, con orgoglio, del titolo di musica d’arte, da ascoltare seduti in teatri, club o altri luoghi deputati. Gianluca Petrella e Pasquale Mirra, invece, come altri in periodi successivi all’epoca dei boppers, non seguono questo tipo di raccomandazione e realizzano una proposta che ha nella danzabilità la sua risorsa principale. “Correspondence” è, infatti, un album molto mosso, con richiami ai ritmi africani o caraibici, con melodie facili che si snodano in un percorso ad ostacoli segnato da uno spesso strato di elettronica, messo in opera dai due partners, coadiuvati da alcuni ospiti utilizzati in alcune tracce dell’album. Non sono jazzisti puri, le figure di rinforzo al duo titolare dell’opera: sono musicisti con esperienze variegate alle spalle, ai confini fra l’ultra-pop, il jazz e l’elettronica. Gianluca Petrella connota il sound complessivo dell’album con la voce del suo trombone, poderosa o suadente, dove le raffiche di note corpose si alternano alle pennellate di colore, alla creazione di atmosfere sospese e oniriche. Mirra imbastice sequenze insistenti, quasi ossessive, con i suoi strumenti, contribuendo a produrre un clima fra il rituale e l’ipnotico. Il punto di forza del cd è, comunque, nella riuscita combinazione fra ritmi primitivi, ancestrali e l’ambientazione contemporanea, con gli effetti creati da sofisticate tecnologie.
Fra i nove brani si fa preferire, in particolare, Night-Shift, caratterizzato dalla voce recitante filtrata di Giulietta Passera su un tappeto percussivo consistente. Si impongono, poi, il walkin’ bass di Blake Franchetto e il trombone che ripete una frase per un certo tratto, fino all’intervento martellante della marimba di Mirra, a cui rispondono subitaneamente le bordate di Petrella sino ad un finale sfumato.
“Correspondence” è un disco leggero, sicuramente godibile, che lascia trasparire, però, un grosso lavoro di preparazione e di rifinitura, per elaborare un qualcosa dal cuore antico e dalla forma futuribile. Da Petrella e Mirra, compositori e improvvisatori di vaglia, c’era da aspettarsi, forse, qualcosa di più complicato, di minore presa immediata. È vero, ma è altrettanto credibile il fatto che non sia mai agevole allestire una musica semplice, bene organizzata, che possa arrivare anche ad un pubblico non particolarmente avvertito.
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