Mike Pride – I Hate Work

Mike Pride - I Hate Work

Rare Noise Records – 2021




Mike Pride: batteria, percussioni, tastiere

Jamie Saft: pianoforte, mellotron

Brad Jones: contrabbasso







La Rare Noise Records è un’etichetta indipendente con sede a Londra che in assenza di un orientamento musicale preciso e definito, riesce a fare della varietà e indifferenza a etichette e generi la sua bandiera e, in definitiva, il suo pregio. Rovistiamo nel catalogo e troviamo Jamie Saft, a nome proprio e altrui, Bobby Previte, Balasz Pandi, Joe Morris poi Leo Smith, Roswell Rudd, Mats Gustafsson, Gerald Cleaver e Chris Lightcap.


Il newyorchese Mike Pride è batterista solidissimo, di grande esperienza e finezza, basti il lavoro sui piatti nel brano di apertura. Sul sito dell’etichetta una “breve lista”, impressionante, di sue collaborazioni: una trentina di nomi a far da (parziale) catalogo di quanto di meglio sia accaduto al jazz in questi ultimi venti anni. Del tutto particolare l’incisione presente percè nata dal desiderio di ripensare in chiave jazzistica alcuni brani della band punk-hardcore MDC (Millions of Dead Cops); band con cui Pride collabora per due anni all’inizio del nuovo millennio. Obbligata e consequenziale qui la scelta dei due compagni per il tradizionale piano trio: Jamie Saft e Bradley Jones non nuovi a rielaborazioni di musiche pop e rock. Il confronto con gli “originali” degli MDC aiuta (poco) la decodifica della presente solo in quanto denuncia della distanza abissale: i temi, i tempi e le sonorità sono qui altro e la scelta pare insieme una scommessa e un omaggio all’amico Dave Dictor, già leader degli MDC. La presenza in 3 brani di vocalist, non jazzistici, incluso lo stesso Dictor, e in altri tre della chitarra di Mick Barr sposta continuamente le coordinate stilistico-espressive del disco obbligandoci ad un continuo riassestamento delle nostre aspettative ed emozioni. Questa varietà estrema rende l’album straniante e mostruoso: in Business On Parade si passa rapidamente dalla prima esposizione del tema, rapidissimo, greve e con il piano ostentatamente free di Saft, alla riesposizione acustica, al delicato interludio di Jones in solitaria. La voce roca e profonda di Thirlwell (Foetus) aggiunge spezie ad un brano altrimenti piuttosto convenzionale, il mellotron di Saft in Dick For Brains ci ricorda come le categorie di bello-brutto, alto-basso, rozzo-raffinato, grave-lieve non interessino Pride e i musicisti coinvolti. I tre brani a firma Pride, tutto sommato i migliori dell’album, si distinguono invece per una maggiore messa a fuoco e convinzione e si fanno ricordare ognuno per un’invenzione riuscita: l’atmosfera sospesa, sognante e inquietante di And So You Know con un bell’assolo di Jones, il solo di batteria dietro gli altri lungo tutto Annie Olivia, l’archetto di Jones e il ronzio del mellotron di Saft nel lugubre “She Wants a Partner With a Lust for Life creano un clima mefitico, di enorme fascino, in contrasto con la batteria imperturbabile di Pride. Gli otto minuti del finale I Hate Work sono una ampia, persino troppo, vetrina per il trio e i suoi singoli componenti. Dimenticabilissima la parte vocale di Dave Dictor in apertura, impossibile definirla canto.



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