Joelle Leandre “Workshop di improvvisazione”

Foto: Andrea Gaggero










Joelle Leandre “Workshop di improvvisazione”

Montaldeo (AL) – 2/6.7.2022

Presso la casa della musica S. Michele a Montaldeo, a pochi chilometri da Ovada, in provincia di Alessandria, si svolgono periodicamente workshop e masterclass, oltre alla registrazione di dischi di un certo genere, non proprio commerciale. Ai primi di luglio è ospite in questa suggestiva location la grande contrabbassista francese Joelle Leandre, uno dei nomi più importanti del jazz e della musica contemporanea europea. Nella sua carriera artistica la Leandre ha suonato con i pezzi da novanta dell’avanguardia, da Cage a Morton Feldman, da Braxton a Lacy…. Per il suo workshop, un vero evento da queste parti, si mobilitano musicisti dall’Italia e dall’estero, principalmente dalla Mitteleuropa. Durante il seminario la bassista e compositrice prova a combinare in diverse situazioni i corsisti, procedendo, alla fine degli esercizi di improvvisazione, a commentare le elaborazioni, collettive o individuali, con un piglio e una verve decisamente accattivanti. Dopo cinque giorni piuttosto intensi di studio e di lavoro, il gruppo è pronto per esibirsi nell’antica abbazia di San Remigio, piccolo gioiello del comune di Parodi Ligure. La Leandre introduce le varie performances spiegando al pubblico che tutto quello che accadrà sulla scena sarà completamente improvvisato. Non ci sono parti scritte, né temi concordati in anticipo. Secondo una scelta estetica pre-definita, il musicista, il performer e il compositore si identificano, in questo caso, in una sola persona. È una vera sfida poiché non ci sono segni convenuti, momenti concordati, appigli a cui sostenersi. Si va senza rete e si corrono indubbiamente dei rischi. “La vie, la vita è piena di rischi…” come sottolinea con enfasi la Leandre prima di guidare i suoi in questa sorta di saggio finale dall’esito del tutto imprevedibile. Si alternano in differenti connubi, i tredici del gruppo di lavoro. Si passa dalla coppia di claroni in compagnia di un binomio di flauti, ad un sax che dialoga con tre chitarre, ad un violino che interagisce con clarinetto e ancora una chitarra. La Leandre offre il suo contributo in un trio con clarinetto basso e flauto. Fra gli altri performers si distinguono in particolare la cantante francese Flora Dètraz, dotata di una vocalità spinta sui toni estremi, e di una drammaticità di tratto, espressa con movimenti meccanici, con scatti e scarti successivi di tutto il corpo, in una sorta di danza propiziatoria, che effettua mentre modula un flusso sonoro estremamente frastagliato. Impressiona, poi, per la foga e il furore con cui soffia e maneggia il suo strumento, il clarinetto basso, Cristina Scapol, in verità sempre un po’ troppo sopra le righe nei suoi interventi. Uno dei momenti più riusciti, a livello di interazione di coppia, è, invece, l’intermezzo fra i due violini Fabienne Muller e Monika Wanda Rosalska, portatrici sane di un’avanguardia dolce… È sempre un piacere, poi, ascoltare Francesca Naibo, già protagonista di un cd della Aut nel 2020, “Namatoulee”, capace di esplorare a fondo la timbrica della sua chitarra elettrica, compiendo un percorso, in questo caso, interfacciato con i compagni di corso, nella continua ricerca di ascolto e comunicazione reciproci. E proprio la difficoltà di sentirsi, di capirsi, di voler comporre insieme all’impronta una traccia di suoni, o di rumori ( musicali) assortiti, è quello che balza agli occhi in alcune sequenze, quando non si percepisce una comunanza di intendimenti per arrivare alla ideazione di un brano provvisto di significato. In questo caso viene prodotto solo un qualcosa di indefinito o di indefinibile, di scarso peso e valore.


Va rimarcata, infine, l’applicazione e la passione con cui i partecipanti al laboratorio si dedicano a questa specie di gioco degli specchi della composizione istantanea, dove la competenza, la sincerità e la capacità di confrontarsi con i partners sono le carte vincenti per superare una serie di ostacoli insiti nello stesso tracciato creativo.


Alla fine dell’ora e trenta di esibizione, il pubblico tributa un applauso convinto a questa musica strana, sofisticata, non certo di facile ascolto, che ha il potere, però, di far ragionare e discutere. Joelle Leandre fa ancora una volta centro, quindi, rispettando la sua scelta dichiarata di rivolgersi ai giovani, quasi come una missione da compiere per instradarli nella realizzazione di una pratica improvvisativa consapevole.



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