Autoproduzione – 2022
Zeno De Rossi: batteria, percussioni, geometrikaos
Francesco Diodati: chitarra elettrica
Giacomo Ancillotto: chitarra acustica, chitarra elettrica
Giacomo Zanus: chitarra elettrica
Daniele Santimone: chitarra acustica
Simone Massaron: chitarra elettrica, field recording
Enrico Terragnoli: banjo, chitarra elettrica
Adolfo La Volpe: cumbus, chitarra elettrica, elettronica
Francesca Naibo: chitarra classica
Marcello Giannini: chitarra elettrica
Paolo Bacchetta: chitarra elettrica
Enrico Degani: chitarra elettrica
Michele Bonifati: chitarra elettrica
Certamente è presente un sottile legame tra Paul Motian e l’eclettico e multiforme batterista Zeno De Rossi che, con questo progetto, lo omaggia. Dodici brani del batterista americano vengono riproposti in duetti con i più stimolanti chitarristi italiani.
La lezione di Motian ha segnato non solo i batteristi che sono venuti dopo di lui ma ha indicato alcuni temi e direzioni particolari. Come ricorda Raul Catalano nel volume “Paul Motian, l’arte Zen di suonare la batteria”, «Il fascino e la forza della musica di Motian risiedono nell’approccio all’esistenza del batterista. Il risultato è una musica che non ha vergogna della sua semplicità e nella quale convivono composizione e improvvisazione, ordine e caos, calma ed energia; una musica alimentata da un grande senso di libertà e costruita sul potere ancestrale della melodia; una musica nella quale il silenzio è una risorsa e non un vuoto da riempire ad ogni costo.» «(…) Motian aveva capito che voler controllare tutto non è solo impossibile ma anche controproducente, poiché porta a una musica innaturale e priva di respiro. Motian non chiedeva ai suoi musicisti virtuosismi tecnici, bensì un loro contributo personale in termini di musicalità. Abbiamo toccato due punti essenziali della “filosofia Zen” di Motian: la non-azione e il rispetto dello spazio altrui.»
De Rossi sottolinea proprio questo approccio nell’interpretazione dei brani, la non-azione l’attesa vigile affinché la situazione non si sviluppi favorevolmente: in fondo il suo stile batteristico ha in potenza questa caratteristica.
La bellezza dei duetti e le mille sfaccettature che i diversi interpreti apportano ai brani caratterizza l’album. Se Byablue con Enrico Terragnoli fa esplodere il carattere blues del brano, Last Call con Giacomo Zanus si caratterizza per l’ariosità e solarità. In Sod House con Francesca Naibo il procedere della conversazione è stupendamente claudicante, cerebrale, il batterista risponde con notevole bellezza alle provocazioni della chitarrista.
Se Giacomo Ancillotto in Birdsong si muove con circospezione costruendo un fraseggio dilatato, la batteria lo segue concedendosi quella giusta distanza che il brano richiede.
I suoni ampi ed effettati e i loop che si sovrappongono di Francesco Diodati in Arabesque si sposano con le sottili percussioni di De Rossi.
Un progetto quanto mai sentito dal musicista veronese che ne attesta, ancora una volta, la bravura e l’incredibile capacità di affrontare a tutto tondo la musica, passando da diversi generi musicali con una destrezza innata.
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