Avishai Cohen Quartet @ Teatro Ristori

Foto: Gabriele Lugli










Avishai Cohen Quartet @ Teatro Ristori

Verona, Teatro Ristori – 24.11.2022

Avishai Cohen: tromba

Yonathan Avishai: pianoforte

Barak Mori: contrabbasso

Ziv Ravitz: batteria

Prosegue, presso il Teatro Ristori di Verona, la rassegna jazzistica con l’Avishai Cohen Quartet, che conclude la prima serie di concerti che riprenderanno con il nuovo anno con la cantante e trombettista Andrea Motis.


Cohen si presenta alla serata veronese con all’attivo tre album, con questo quartetto, che formano un vero e proprio trittico nel quale ogni titolo completa il successivo.


La serata si apre con la bellissima e struggente Will I Die? Miss? Will I Die? con una lunga introduzione all’improvvisazione, una traccia dal denso sapore modale. L’atmosfera si scalda e si giunge all’improvvisazione tematica tesa e frenetica che mantiene una andamento altalenante.


Il concerto continua con l’intera esecuzione senza break dei nove brani che compongono l’ultima fatica in casa ECM Records “Naked Truth”


La seconda traccia, Naked Truth, riassume l’intero album, il piano espone il tema che viene ripetuto ad oltranza creando una andamento ipnotico e permettendo la massima libertà di improvvisazione alla tromba e alla batteria. Il timbro di Cohen con la sordina è mesto e struggente.


La serata si srotola con tutte le tracce consapevolmente costruite come il brano che offre il titolo al progetto, con eleganza e sobrietà, la batteria sollecita e incalza gli altri componenti.


La bellezza geometrica della struttura dei brani si scontra con la libertà nelle improvvisazioni folgoranti di Cohen e Avishai.


Nella traccia Naked Thruth pt. 8 la batteria intesse un solido ritmo intriso di suggestioni del Nuevo tango di Astor Piazzola, da segnalare il pregevole e percussivo assolo di piano.


Departure, che chiude l’album, vede Cohen recitare con intenso vigore una lirica della poetessa Zelda Schneurson Mishkovsky.


Particolare è la scelta di rivisitare il secondo movimento (Adagio Assai) del concerto per pianoforte e orchestra in sol maggiore di Maurice Ravel, con toni meno drammatici e malinconici della versione originale.


La serata si chiude con il bis di rito e una platea giustamente soddisfatta, un concerto sentito e un artista vitale e solerte che sa veicolare tutta la sua autenticità.




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