Debora Petrina / Giovanni Mancuso – Nuovomondo Symphonies

Debora Petrina / Giovanni Mancuso - Nuovomondo Symphonies

zoAr records – 2022






Debora Petrina: voce, pianoforte, altri strumenti

Giovanni Mancuso: pianoforte, altri strumenti






Giovanni Mancuso è un musicista eclettico, uno sperimentatore, con una consistente serie di esperienze in diversi generi in compagnia di artisti in prima linea nella ricerca e nell’esplorazione di nuovi linguaggi e territori. Ha lavorato, infatti, con grossi nomi quali Frederic Rzewski, Butch Morris, o Elliot Sharp, per limitarci all’ambito jazzistico o nelle sue vicinanze. Debora Petrina è una performer onnivora, cantautrice, esecutrice di partiture classiche come pianista, da Sylvano Bussotti a Morton Feldman, curiosa e aperta ad aree più popolari come il rock, non incasellabile, certamente, in una precisa definizione. Insieme i due non possono che realizzare un disco anomalo, pieno zeppo di rimandi, di citazioni, di trovate ad effetto e di disorientamenti. Nell’album, formato da 19 pezzi di lunghezza variabile, dai 30 secondi ai 4 minuti, si alternano parentesi minimaliste melodicamente connotate, magari accompagnate dal rumore di oggetti non identificati, atti a contaminare il carattere della composizione, prosciugandone l’eventuale carica romantica, a canzoni-bozzetto con una loro fisionomia ultra-pop, a recitativi affermativi e inquietanti in italiano, in inglese o in tedesco. I pianoforte (o, a seconda dei casi, i pianoforti) parte, a volte, per la tangente come carillon impazziti e il canto si fa scat, in alcune situazioni. Nel bel mezzo di una traccia, ancora, affiora la citazione di “Giant steps” di Coltrane, lasciando tutti perlomeno sconcertati. Come meraviglia (fino ad un certo punto, visti i protagonisti), Il risveglio, una ninna nanna, interpretata proprio come tale. Il che fa rimanere sbalorditi, visto quanto si ascolta prima e dopo quella sequenza… Vengono accomunati, poi, in un brano, Chopin e Dwoworak (una storpiatura, forse, di Dvo?ák?): ad ogni buon conto, la sinfonia “Dal nuovo mondo”, malgrado il titolo evocativo, sembra entrarci poco in questo viaggio immaginario «nel mondo dell’isola di Rak in cui manuali estremamente rari riveleranno molte sorprese», come si legge nel sottotitolo criptico o immaginifico, a seconda dei punti di vista, dell’lp.


Insomma è tutto un gioco a incastro di scatole cinesi che racchiudono ogni volta un qualche artifizio, una qualche sorpresa. La voce della Petrina, in particolare, si muove fra l’avanguardia classica e le nuances di soft-rock ed elettronica, stile David Byrne, per intenderci, suo illustre estimatore, fra l’altro, mantenendo una sua disinvolta personalità. Mancuso satura gli spazi con le tastiere. Non prende soli, né si dedica a parti completamente improvvisate. Il suo pianismo è del tutto compositivo, a servizio delle partiture, del flusso continuo creato con la partner per tratteggiare la scoperta di orizzonti misteriosi e sconosciuti.


Questo disco, in conclusione, non ha l’obiettivo dichiarato di stupire, in fin dei conti. L’opera ci mostra, invece, come due musicisti colti e controcorrente sappiano mescolare le carte, manipolare i modelli reciproci, creando una proposta prossima o lontana, rispetto all’angolo di visuale, al jazz, al rock, al pop o alla contemporanea, sicuramente diseguale, con un fascino indiscutibile, però, il fascino dell’inconsueto.




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