Mylab – 2022
Rino Adamo: violino elettrico, violino, elettronica, strumenti virtuali, voce
con la partecipazione di:
Stefano Franceschini: sax baritono, elettronica
Rodney Prada: viola da gamba basso
Rino Adamo continua nella sua esplorazione del violino o attraverso il violino, con quest’ultimo disco che segue a ruota “Tra due mondi” e l’antecedente “Music for a film never filmed”, entrambi contrassegnati dall’esperienza in solitaria, in parte o in toto. Rispetto ai due cd precedenti, il peso dell’elettronica in questo album è meno consistente. Il violinista ha, in un certo senso, asciugato ulteriormente la sua proposta, che si presenta scarna e disadorna, priva di qualsiasi abbellimento o orpello. Tutto gira attorno al violino, a volte raddoppiato dalla sovraincisione, che vaga e divaga costruendo percorsi ellittici, traiettorie concentriche e tortuose, dove la melodia è intuita più che dispiegata e il ritmo è sottinteso o nascosto. In questo vero e proprio labirinto espressivo, si possono rinvenire rimandi a personalità particolarmente apprezzate dal musicista lucano, che ne hanno, in un certo senso, influenzato il tracciato artistico, magari solo a livello teorico, come modelli da considerare, non certo da copiare. Adamo rivendica, a ragione, il suo studio, la sua caparbia applicazione per realizzare un suono, un modo personale, unico, di fare musica. È un obiettivo sotteso a tutta la sua ricerca , infatti. Occorre dargliene atto. Così la sesta traccia, intitolata Fantasy for John Cage, eseguita in coppia con Rodney Prada alla viola da gamba, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non ha nulla di aleatorio, né di inaudito, e custodisce, semmai, un’aria solenne e un andamento lento, assorto, come in un raga. La part II è dedicata, invece, a Leroy Jenkins. In questo pezzo il violino è percosso con l’archetto in modo secco e deciso per elaborare frasi tronche, note accentate e spezzate, in un salto continuo fra un intervallo e l’altro. Il leader del Revolutionary ensemble viene ricordato, così, per aver attivato il violino nell’avanguardia afro-americana, pure tramite le incisioni con Braxton e Wadada, oltre che con il trio precedentemente citato, di cui era leader.
Fra gli altri segmenti si segnala la curiosa Sonatina per violino e sax afono, in cui alle circonvoluzioni del violino rispondono le folate di vento, il picchiettio dei tasti, appunto senza voce, suggeriti dal sax-baritono di Franceschini, che non fa uscire dal suo strumento una nota autentica, neppure sporca, ma che crea, per contro, un contraltare rumoristico molto musicale ( a saperlo cogliere).
Come non rimanere spiazzati poi dal titolo beethoveniano di Per Elisa? Un brano della durata di meno di due minuti, dove i colpi di archetto sono moltiplicati ad libitum e si fanno strada in una selva intricata di echi e di effetti elettronici.
“Esercizi spirituali e altre storie”, in conclusione, è un’altra tappa significativa nella discografia di Rino Adamo, un musicista che, in questi anni, privilegia la dimensione in solo, dove può estrinsecare al meglio tutte le urgenze compositive e improvvisative, ma che non si esclude possa ritornare a produrre qualcosa in gruppo, sempre con lo stesso atteggiamento esigente e inflessibile a servizio esclusivo della (sua) musica.
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