Claudio Cojaniz – Black

Claudio Cojaniz - Black

Claudio Cojaniz: pianoforte
Mattia Magatelli: contrabbasso
Carmelo Graceffa: batteria

Caligola Records – Caligola 2321 – 2023

 

 

 

Black, il richiamo del blues, dell’Africa, è il titolo del nuovo disco di Claudio Cojaniz. Il prolifico pianista friulano che ha il suo punto di forza nella melodia, a volte oscura, altre volte lucente e cantabile, in questo disco in trio si presenta con due nuovi musicisti, Mattia Magatelli al contrabbasso e Carmelo Graceffa alla batteria. In Black, i brani sono firmati da Cojaniz, la formula musicale si staglia sullo stesso livello dei suoi dischi precedenti. Armonia e melodia al servizio della passione, trascinante alcune volte, con i suoni di pianoforte che si aprono nello spazio e saturano di colori l’aria. Lui sa andare dentro l’anima del blues, anche immergendo una sola nota nel flusso sonoro generato da quello stato d’animo. Le emozioni determinano la poetica di ogni singola composizione, sia quando sono tortuose o lineari. Jardin des pluies, per esempio, richiama da lontano una piccola micro cellula melodica di River Man di Nick Drake, dove lui vi sviluppa una leggera tensione dinamica alternando e giocando sui tempi. Un assolo di contrabbasso introduce Martin Fierro, brano che s’ispira al celebre romanzo argentino che narra l’epopea dei gauchos. L’assunto di Cojaniz è imperiale e fortemente emotivo nella sua esposizione. Malinconia, vite vissute e storia di una nazione scorrono sui tasti del pianista tra echi di tradizionalismo folk e musica classica. Il concentrarsi sulla perfezione melodica ha portato la musica di Cojaniz a un livello di estrema originalità. Attesa ne è la testimonianza concreta, una ballad dal sapore continentale al cui interno si muovono flussi di classica, armonie jazz e sospiri mitteleuropei. La ritmica equilibrata ne accompagna il balletto discreto e confidenziale. Mon Amour “A.” è un inno al blues in tutte le sue declinazioni. Qui animo e passione diventano un tutt’uno, così come il pianista li immagina solitario, calato nel profondo di un turbine sentimentale. Lui è black come lo è africano in Umphefumolo Wase-Afrika. Il richiamo a Abdullah Ibrahim/Dollar Brand è vivido e lampante. Red Line si apre con accenni monkiani prima di cambiare strada con alcuni passaggi di contrabbasso. Si va in oriente, tra suoni classici e imprevedibili improvvisazioni. Il penultimo Duende ci porta in Spagna, tra passaggi di tamburi e fascinazioni folk. Ola de fuerza, in piano solo chiude Black. È un brano splendido. Qui Cojaniz conferma di saper lavorare molto bene con la contemporaneità, rinnovando il linguaggio nella tradizione e muovendosi tra sentieri tortuosi e pieghe sentimentali dove l’improvvisazione diviene il dio dei suoni e delle emozioni.

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