Floriana Foti: voce
Tony Hoiting: pianoforte
Andrea Caruso: contrabbasso
Quique Ramirez: batteria
Danis Pavlenko: sax alto in Seven colors of the rainbow e Spunta lu suli
Daniele Nasi: sax tenore in Spunta lu suli, Dolcenera e S wonderful
Suzan Vaneman: tromba in Spunta lu suli e ‘S wonderful
Pasha Scherbacov: trombone in Spunta lu suli e ‘S wonderful
TRP – 2022
Floriana Foti è una giovane cantante e didatta siciliana, per qualche anno residente in Olanda, dove ha studiato e si è laureata in canto jazz, per poi perfezionarsi accanto a qualificati maestri americani, come Steve Nelson o David Binney, per fare solo due nomi. Attuamente vive a Catania, ma l’artista ha deciso di registrare il suo disco d’esordio a Groningen e ha scelto, come compagni di viaggio, musicisti residenti nei Paesi Bassi, con cui ha una buona consuetudine. L’album contiene otto brani più una bonus track. Si va dagli omaggi al folk della sua isola, alla ripresa di due pezzi di Rita Marcotulli, uno scritto in coppia con Maria Pia De Vito, da De Andrè a Gershwin, oltre a tre original a firma della stessa band-leader. La musica del cd, cioè, abbraccia le preferenze dichiarate dalla Foti, che offre un campionario di stili, non solo giustapponendo brani di natura diversa, ma pure, in certi casi, combinando i generi all’interno del medesimo pezzo. C’è molta coesione, però, all’interno dell’opera, poiché la vocalist colora in maniera differente le varie tracce, mantenendo, però, un approccio similare. È particolarmente indicativo, a questo proposito, il traditional siculo Cu ti lu dissi, in cui la Foti si rivela interprete adattissima al repertorio popolare, mostrandosi calda e appassionata, in un primo momento, per poi lanciarsi in uno scat calibrato e sinuoso, da jazzista pura.
Marzapaneddu, invece, è di una tinta unica, avendo un andamento malinconico da cima a fondo, con la cantante che lambisce le parole, le pronuncia con voce bassa ed espressiva, mentre la band realizza un accompagnamento basato su una frase che si ripete periodicamente, in linea con il carattere dolente della canzone.
Nei due prestiti dal songbook della Marcotulli, vengono messi in evidenza la bellezza dei temi e la forza incalzante della melodia, autentico marchio di fabbrica, fiore all’occhiello del jazz made in Italy.
Dolcenera di De Andrè conserva una fragranza etnico-mediterranea, un andamento danzante, spinto con energia, ed è arricchita da una sequenza di canto senza parole molto efficace.
Nelle tre composizioni di sua pertinenza, la Foti dimostra di possedere un linguaggio e un tipo di scrittura capace di elaborare ballad delicate, come nel caso di If you stayed with me, o di ripensare, rimodulare, i ritmi, le cadenze e le tonalità cromatiche della sua terra, come in Spunta lu suli. Fa storia a sé Seven colors of the rainbow, sorta di manifesto programmatico iniziale su quanto si ascolterà in seguito nel disco.
È festosa, infine, S’wonderful, la bonus track. che ci consente di apprezzare l’abilità della vocalist nel cantare gli standards e di ammirare le doti strumentali della band in un evergreen lustrato a lucido.
“Seven colors”, in conclusione, è sicuramente un esordio incoraggiante per una cantante che ha aspettato parecchio prima di venire allo scoperto, ma lo ha fatto con un album che la rappresenta adeguatamente, poiché collega il suono della tradizione siciliana, la melodia e i ritmi italiani, con gli elementi portanti di un jazz moderno, vivace e sapido.
Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention