Nazareno Caputo: vibrafono
Ferdinando Romano: contrabbasso
Mattia Galeotti: batteria
Aut Records – 2021
Opera prima di valore, questa di Nazareno Caputo. Musicista che si muove tra il jazz e l’avanguardia contemporanea, è riuscito a produrre un disco interessante, originale e dal forte impatto timbrico. Gli sono accanto Ferdinando Romano al contrabbasso e Mattia Galeotti alla batteria. Caputo è ricorso alla botanica, alla natura, per imbastire il suo progetto che altro non è se non lo sviluppo in termini organici della musica, non unidirezionale ma verso differenti moti e direzioni. Dunque i tre musicisti, nonostante un interplay efficace, suonano diversamente, seguono itinerari alternativi, ma riescono sempre a ritrovarsi sulla stessa lunghezza d’onda. I brani di Phylum sono tutti originali, nove, a firma di Caputo. L’architettura dei pezzi non è altro che un intreccio di stili, modi, linguaggi, che nella loro complessità svelano poi all’ascoltatore di contenere un’intrinseca vena melodica, costantemente accompagnata da una definizione timbrica ben precisa, secca, senza fronzoli, e diretta. Il vibrafono è luminescente, nel senso che la sua luce fuoriesce dal tappeto ritmico e irradia di colori il narrato. È al centro della scena ma senza prevaricarla, ritagliandosi un democratico ruolo da protagonista tra le perfette movenze di basso e batteria. Caputo è riuscito a valorizza il vibrafono, costruendoci attorno un disco prezioso e raffinato, esaltandolo in tutte le sue fasi espressive e compositive, da Adi, passando per Dolce, la suite jacksoniana ed evocativa Adam R. e il sublimante trittico di Phylum.
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