Abeat Records – 2023/font>
Claudio Fasoli: sax tenore, sax soprano
Simone Massaron: chitarra elettrica, electronics
Tito Mangialajo Rantzer: contrabbasso
Stefano Grasso: batteria, percussioni
Se volessimo fare un accostamento letterario diremmo che Claudio Fasoli, alla stregua di Raymond Carver con la scrittura, ha raggiunto gli stessi risultati: ha ridotto all’osso, scarnificato la sua musica, sfrontato l’inutile e massimizzato quello che resta di prezioso e carnale. Il suo minimalismo si serve dei silenzi e degli spazi: entrambi concorrono alla strutturazione delle composizioni, di per se solide, chiare, levigate e potenti. Poi c’è la voce, si perchè in questo disco, più che negli altri, si ode il canto dei sassofoni. Fasoli fa cantare i suoi strumenti ed è un canto profondo, dagli echi orientali (Arogarb). Il suo spiritualismo parte da lontano, è laico e figlio di una propria religione, quella del suono che Fasoli pratica da sempre (Off). La sua voce/suono sale, si spinge verso l’alto, scala montagne e attraversa spazi sonori recitando all’infinito il suo mantra celestiale. Il dialogo continuo, serrato, con l’elettrico Massaron – sostenuto dalla forza ritmica del brumoso Mangialajo e del sottile e razionale Grasso – spinge Fasoli verso lidi e dimensioni dove l’unico appiglio sono le note, spuntoni durevoli di una montagna immateriale e immaginifica. Qui il soprano è un pennello, sottile e perfetto. Volteggia su una tavolozza d’aria disegnando bellezza e meraviglia (Venezia). La musica di Fasoli è un’esperienza, non tattile e fisica, ma psichica. Cattura l’ascoltatore e lo porta lontano verso dimensioni dove il tempo e lo spazio travalicano le convenzioni per essere totalmente manipolate dalle creazioni soniche del sassofonista.
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