Giancarlo Nino Locatelli: clarinetto soprano, clarinetto basso, voce.
Barre Phillips: contrabbasso, voce
We Insist! – 2023
Barre Phillips è un maestro americano dell’improvvisazione jazzistica e contemporanea, con una lunga storia sul campo a fianco dei più bei nomi dell’avanguardia europea, da John Surman a Michel Portal, da Lol Coxhill a Peter Kowald… Giancarlo Locatelli è uno dei più rigorosi compositori istantanei italiani, anche lui con una nutrita serie di collaborazioni eccellenti, sempre portato ad anteporre la ricerca ad ogni possibile concessione al favore popolare. La benemerita “We Insist!” ha pubblicato, di recente, la registrazione inedita di un concerto che i due hanno tenuto in Austria, a Ulrichsberg, nel 2008. C’è, prima di tutto, da precisare che il cd è prezioso poiché documenta un incontro mai documentato in precedenza da altre incisioni.
Si tratta, in estrema sintesi, di un album strutturato su quattro brani di improvvisazione assoluta, a firma, ovviamente dei membri della coppia. Nel disco si ascolta una musica piuttosto ostica, con un andamento ondivago, fra momenti di calma e di riflessione, alternati a sequenze più mosse e in certi punti agitate. Locatelli sfodera un campionario assortito di suoni irregolari, spezzati o parassiti. Il clarinettista esplica grumi di note aggrovigliate e poi distese, colpi di lingua secchi che costruiscono veri e propri attriti timbrici. Quando sale in alto, lo specialista dello strumento in ebano, arriva a produrre sovracuti sghembi, squittii stridenti. Per il registro grave si serve del clarinetto basso che esplora in tutta la gamma delle sue potenzialità, sempre a servizio del dialogo con l’illustre partner. Barre Phillips, da parte sua, sfrega il suo strumento con foga, ne percuote la cassa armonica con le mani, pizzica le corde con grazia o asprezza, usa l’archetto in senso quasi lirico o per comporre un sottofondo arcigno e tenebroso. Il suo solismo è enciclopedico, orientato, in certi casi, verso il rumorismo come estremo, o indirizzato, per contrasto, ad una dolcezza scabra.
Il dialogo fra clarinetti e contrabbasso è condotto sul filo di un accordo basato su un analogo modo di concepire l’improvvisazione e la musica stessa, nel suo complesso. Non si può parlare semplicemente di un’intesa telepatica, all’interno del duo, quanto piuttosto di una consonanza estetica e metodologica. Alle iniziative dello strumento a fiato, infatti, si contrappongono o si allineano, sulla medesima lunghezza d’onda, le risposte del basso, in un discorso unitario, nella sua molteplicità di aspetti.
“Danze degli scorpioni”, infine, è un disco dedicato a Coleman Hawkins e contiene un piccolo estratto dall’incipit di “A Love Supreme” di John Coltrane. Siamo abbastanza lontani da quel tipo di jazz, indubbiamente, ma, forse, i due improvvisatori vogliono significare che nella loro proposta è contenuta una continuità con la tradizione dei grandi maestri. Per questo tipo di omaggio Hawkins e Trane non si rivolteranno certo nella tomba… non ne avrebbero proprio motivo.Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention