Canzano (Te), Giardino del Castellano – 1.8.2023
Foto: Fabio Ciminiera
Un nuovo concorso dedicato ai giovani musicisti è un’iniziativa che va sempre accolta con entusiasmo: è uno sguardo aperto verso i talenti delle nuove generazioni e un’opportunità per mettere alla prova le competenze acquisite attraverso gli studi e le prime esperienze di palco. Abbazie Jazz Contest è il concorso nato all’interno di Abbazie Jazz Festival, rassegna sviluppatasi durante i mesi di luglio e agosto nel territorio della provincia di Teramo.
La finale della prima edizione di Abbazie Jazz Contest ha coinvolto quattro formazioni impegnate in brevi set di circa mezz’ora con cui mostrare il proprio percorso e le idee musicali maturate nella prima fase della carriera. Quattro formazioni selezionate all’interno di un novero di partecipanti già di buon livello dai membri della giuria che poi ha valutato le performance dal vivo, giuria presieduta dal pianista Pino Jodice, formata dal pianista Tony Pancella, dal discografico Domenico Di Gregorio e dal sottoscritto e coordinata dal direttore artistico di Abbazie Jazz Festival Carlo Michini.
Le quattro formazioni hanno portato sul palco prospettive musicali anche molto differenti tra loro, in un’esplorazione ad ampio spettro delle possibilità espressive del jazz moderno. Il duo voce e pianoforte formato da Valeria Mancini e Mattia Parissi, il piano trio guidato da Federico Parrinello, il quintetto della cantante Susanna Massetti – con Sophia Tomelleri come solista al sassofono a completare la frontline con la cantante – e Space Dementia, la sintesi tra jazz, rock e sonorità elettroniche proposto dal chitarrista Matteo Di Leonardo e dal batterista Davide Di Giuseppe. Una prima edizione che ha visto la partecipazione di musicisti provenienti da diverse regioni d’Italia. In ogni caso, quattro esibizioni di buona fattura a dare conto di un livello sicuramente sufficiente anche per quello che riguarda le band che non hanno superato la prima fase di selezione.
Valeria Mancini e Mattia Parissi, risultati poi vincitori al termine della serata, hanno esplorato nel formato esigente ed essenziale del duo un repertorio dalle tante sfaccettature: letteratura del jazz, musica brasiliana e echi della canzone d’autore hanno colorato un set in cui si sono alternati brani originali e temi ripresi da contesti differenti interpretati con sicurezza e sobrietà dai due musicisti.
Il Federico Parrinello Trio ha mostrato una visione ancora legata alle tradizioni e maestri più importanti del piano trio. Considerata la giovane età di Parrinello, si tratta comunque di un buon punto di partenza: tecnica e talento sono fuori discussione e l’approccio è comunque fluido e disinvolto, sia pure con gli appunti riportati sopra. Una visione più personale arriverà senz’altro con la maturità, un’evoluzione naturale per un pianista che già dimostra, in ogni caso, buone potenzialità espressive.
Performance spigliata anche quella del quintetto guidato da Susanna Massetti. Un repertorio di brani originali costruiti con una visione che rimanda al modern mainstream e con un particolare concept narrativo consente alla cantante di combinare secondo una visione personale e coerente i vari elementi portati nei brani: una musica, quella pensata da Massetti, capace di accogliere suggestioni diverse, dalle tradizioni del jazz agli incontri con altri mondi musicali, e farle convivere senza frizioni. La dimensione del quintetto diventa poi un ulteriore terreno di confronto: l’interplay e le spinte solistiche si misurano con la centralità del tema e degli aspetti melodici voluta dalla cantante in un percorso che “sfida”, nei vari aspetti della musica e nelle evoluzioni presenti dei brani, sia i singoli musicisti che la formazione nel suo complesso.
Space Dementia, infine, insiste sul dialogo tra chitarra elettrica e batteria: Di Leonardo e Di Giuseppe puntano alla sintesi tra sonorità e stilemi di jazz e rock, con aperture verso la manipolazioni del suono in tempo reale. Una formula interessante per molti aspetti che va affinata nella gestione complessiva e nella possibilità di variare le atmosfere del flusso sonoro proposto dal duo.
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