Patrizia Valduga: voce
Daniele Di Bonaventura: fisarmonica
Gutenberg-Caligola – Gutenberg 3026 – 2023
Patrizia Valduga è una poetessa veneta, nota per avere recuperato le forme stilistiche della tradizione, come sonetti, madrigali, sestine, ottave…per manifestare il suo mondo espressivo fatto di sofferenza, di ironia cinica, di rabbia repressa e di pessimismo cosmico o comico, di una comicità crudele, però, calata nel vissuto personale della protagonista dell’incisione. Le poesie dell’autrice di Castelfranco Veneto hanno all’interno una musicalità implicita e si prestano alla drammatizzazione. In passato prestigiosi teatri stabili, infatti, hanno prodotto messinscene imperniate sulle raccolte della Valduga. Nel 2013, invece, è la stessa poetessa a leggere e interpretare “La donna di dolori”, la sua opera forse più conosciuta, a “Mirano oltre”, dividendo il palcoscenico con il bandoneonista Daniele Di Bonaventura. Da questo spettacolo dal vivo è tratto il cd “Uno strato di buio uno di luce”.
La Valduga recita i suoi versi con un tono piuttosto uniforme, oscillante, però, fra l’angoscioso e e lo scostante, nella sostanza. L’artista passa disinvoltamente da riflessioni “filosofiche” disincantate e dolenti ad acide sterzate in zone segrete o intime, illustrate senza falsi pudori. La voce è come un fiume che scorre apparentemente senza apprezzabili sussulti, ma con dentro una carica distruttiva, tenuta in sicurezza (fino a quando?) dagli argini.
Daniele Di Bonaventura si riserva l’introduzione e due intermezzi. In E così sia il bandoneon realizza una melodia a suo modo liturgica, simulando il suono dell’organo di chiesa. Per bisogno d’amore custodisce un tema arioso, invece, pur essendo solcata da una velata malinconia, e porta un piccolo raggio di luce in un panorama in generale piuttosto cupo. Nera notte è valzerata e racconta una storia priva di parole, ma quanto lirismo e passione ci sono in questi due minuti e mezzo scarsi di musica dispiegata dal mantice.
Quando la Valduga recita i suoi versi, Di Bonaventura, a volte tace, altrimenti dipinge sfondi in carattere, esponendo note lunghe o lasciando fluire accordi ispirati, che si attagliano perfettamente al testo de La donna di dolori.
“Uno strato di buio uno di luce”, in conclusione, è un album registrato da due poeti, una della parola, l’altro della musica, e l’incontro fra questa strana coppia, in partenza rischioso, produce un qualcosa di insolito e affascinante. Onore al merito, quindi, di chi ha deciso di ricavare un disco da questa performance d’annata, ma attualissima, perché fuori dal tempo ordinario.
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