Marco Di Battista: pianoforte
JC Jazz Factory – 2024
Marco Di Battista rivela, sin dal titolo del disco, l’intenzione di confrontarsi con i riferimenti e le ispirazioni che hanno animato il suo mondo musicale. Le dediche dei brani originali, la scelta degli standard e i temi ripresi da altri repertori aprono un ventaglio che va dalle derive più intellettuali all’esposizione melodica e lirica degli standard passando per il ritmo sostenuto de I nodi e il pettine di Tom Harrell. E, in questo dialogo con le proprie influenze, non potevano mancare Lennie Tristano e la rilettura fedele di C-Minor Complex, brano che era stato al centro qualche anno fa di un saggio scritto del pianista italiano intorno alla trascrizione dell’esecuzione tristaniana.
Un confronto gestito con maturità e rispetto, interpretando con personalità e rigore le diverse atmosfere che caratterizzano il disco. Un confronto in cui Marco Di Battista infonde il proprio stile con garbata sicurezza, lasciando fluire la vena più cantabile in Over The Rainbow e Like Someone In Love oppure andando ad esplorare le volute introverse ed astratte delle composizioni originali concepite intorno alla musica e alle figure dei principali esponenti dell’AACM e dell’Art Ensemble of Chicago (Muhal, Jarman e Famoudou dedicati naturalmente a Muhal Richard Abrams, Joseph Jarman e Famoudou Don Moye). Bill Evans è un altro protagonista evocato in questo confronto andando a riprendere due tra le pagine maggiormente “frequentate” dal pianista statunitense come Very Early e Time remembered. E, infine, la presenza di uno standard celeberrimo come Have you met Miss Jones? – oltre ai già citati Over The Rainbow e Like Someone In Love – inserisce nel discorso avviato dal pianista le tante declinazioni che hanno attraversato la storia del jazz e le possibilità espressive dell’improvvisazione.
I fili presenti nel disco intrecciano così aspetti emotivi e razionali: Marco Di Battista trova di volta in volta la chiave per compenetrare tra loro e, quindi, per arricchire i diversi elementi in una sintesi tracciata con rigore e trasporto, sfruttando la dimensione asciutta del piano solo. Una sintesi del tutto personale e priva di orpelli ridondanti tra le diverse anime del proprio stile musicale, una sintesi che riconfigura secondo le proprie conoscenze gli spunti contenuti nei vari brani e, soprattutto, evolve verso una dimensione sempre solida e coerente, in grado di rispecchiarsi in maniera naturale nel corso di tutto il disco.
Segui Jazz Convention su X: @jazzconvention