Paolo Peruzzi: vibrafono, percussioni, sintetizzatore
Fall Raye: sassofoni
Ethan Klotz: sassofoni
Ebba Dankel: pianoforte, Feder Rhodes
Nick Isherwood: contrabbasso
Nitzan Birnbaum: batteria
Autoproduzione – 2023
Songs from the Past and the Holy Spirit è un disco dal titolo impegnativo, che ricorda momenti passati, che evoca fantasmi coltraniani e improvvisazioni al fulmicotone. Invece il vibrafonista Paolo Peruzzi lo usa per raccontarci il suo viaggio all’interno del jazz contemporaneo partendo da presupposti che fanno “tradizione” e fissando i paletti su cui lavorare, anche con il sintetizzatore (Thosemuffled earlybrights). E infatti questo suo progetto non dispiace qualitativamente, nel senso che tiene sempre l’ascoltatore vigile sul presente anche se è aromatizzato con alcuni suoni che ci ricordano le peripezie di affermati sassofonisti. Il linguaggio dei singoli musicisti è ben forgiato e solido. Sono padroni sicuri dei loro strumenti. Quello di Peruzzi è un lavoro legato alle emozioni, lui stesso al vibrano riesce a restituire momenti di forte lirismo (Smoke after). La sua/loro è una musica di forzuta comunicatività, lo conferma l’uso di due sassofoni e la caratterizzazione timbrica data dal vibrafono e dalla batteria (Eon). Il suo jazz è a cavallo tra l’intellettualità europea e l’immediatezza espressiva afroamericana. Un esempio lampante è Freiburg, wrong place? To be, un brano descrittivo, profondo e emozionale, oppure il blues “sbilenco” di Englestone Square. Ma per cogliere il senso definitivo di questo disco interessante e ben suonato è opportuno ascoltare l'”ibrida” Darkroom, Terra e l’autobiografico, forse, My Story in a slow tempo.
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