Premio Internazionale Massimo Urbani 2024

Camerino – 27/29.6.2024

Foto: Fabio Ciminiera

Dodici concorrenti sul palcoscenico della ventottesima edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani hanno dato vita ad una buona ricognizione sulle nuove generazioni del jazz italiano. «Momento cruciale di condivisione, scambio artistico e crescita personale» per usare le parole del presidente della giuria Francesco Cafiso, il premio continua a rappresentare in maniera vivida l’idea voluta dal patron della Philology Paolo Piangiarelli quando istituì il premio, subito dopo la scomparsa del sassofonista: dare spazio e visibilità ai giovani interpreti del jazz nel nome di Urbani, della sua pulsione artistica e del suo talento cristallino. Un talento e una personalità assolutamente non replicabili, come è ovvio, ma capaci di convogliare e rilanciare il senso di condivisione da sempre al centro della natura del jazz.

Protagonisti di questa edizione sono stati senz’altro i pianisti, sia per la vittoria del Primo Premio riportata da Cesare Panizzi, sia per il livello medio di maturità espressiva mostrato da Simone Locarni, Guglielmo Santimone e Nico Tangherlini oltre che da Panizzi. La qualità complessiva delle esibizioni è stata apprezzabile e convincente, sia pure con un approccio spesso trattenuto e derivativo da parte dei giovani interpreti, accompagnati nei due brani eseguiti da Massimo Manzi alla batteria, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Alessandro Lanzoni al pianoforte. Sia nell’esposizione dei temi che nello sviluppo delle improvvisazioni, i concorrenti hanno portato una visione in molti casi già formata o comunque già abbastanza definita, utile in ogni caso a disimpegnarsi con efficacia sul palco. La tensione del concorso sicuramente influisce sulle scelte dei vari solisti, come si è potuto vedere ad esempio nel caso di Guglielmo Santimone tornato sul palco con il quartetto guidato da Lorenzo Simoni il giorno seguente in una versione decisamente più spigliata e intraprendente.

Il tradizionale concerto del vincitore dell’anno precedente si è tenuto nella seconda serata della rassegna ed ha avuto come protagonista il quartetto guidato dal sassofonista Lorenzo Simoni. Brani originali, improntati ad un modern mainstream essenziale e consolidato che prende spunto dai protagonisti della scena attuale del jazz, sia quella statunitense che europea, e trova soluzioni ben congegnate e tutto sommato personali. Un concerto condotto da Simoni con gusto e determinazione, con il piglio di costruire le atmosfere secondo una visione pensata per cercare un equilibrio possibile tra pulsioni razionali e senso melodico.

Ad aprire il Premio Internazionale Massimo Urbani, è stato invece il quintetto del trombonista Matteo Paggi. Un quintetto internazionale si misura con una musica animata da influenze diverse e da una scelta ben articolata dei vari momenti espressivi tracciati dalle composizioni. Un’architettura particolare quella disegnata da Paggi, dove si alternano momenti corali e altri affidati invece ai singoli musicisti e si intrecciano passaggi minimali e aperture energiche e progressive.

La festa conclusiva del Jazz Lunch ha permesso poi di utilizzare un nuovo spazio della Rocca Borgesca, luogo al centro della rassegna camerte a partire dalle edizioni successive alla pandemia. Un ensemble ampio guidato dai sassofoni di Maurizio Urbani e dalla voce di Perla Palmieri, con un Vittorio Cuculo in grande spolvero e con i colori dei tanti strumenti a fiato utilizzati da Maurizio Moscatelli hanno accompagnato in maniera piacevole e coinvolgente il pranzo del sabato nel giardino di ingresso della Rocca, luogo fresco e ben riparato dal sole.

Il fil rouge di questa edizione del Premio è stato quindi in realtà un perfetto gioco di ritorni e di condivisione di esperienze. Lorenzo Simoni, vincitore lo scorso anno, ma anche Matteo Paggi e Perla Palmieri, come detto sopra protagonisti rispettivamente del concerto di apertura della rassegna e della chiusura con il Jazz Lunch, hanno dimostrato come il passaggio nelle scorse edizioni del concorso sia stato un passo importante per mettere a fuoco il proprio linguaggio e per avviarsi verso la carriera musicale. Per arrivare naturalmente a Francesco Cafiso e ad Alessandro Lanzoni, rispettivamente Presidente della Giuria anche in questa edizione e pianista della ritmica che ha accompagnato i concorrenti, che si sono fatti conoscere giovanissimi con la vittoria del Massimo Urbani.

Infine, come d’obbligo i nomi dei vincitori dei diversi premi in palio. Come scrivevo sopra, Cesare Panizzi ha vinto la ventottesima edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani: il pianista ventiquattrenne si è aggiudicato così anche il Premio Paolo Piangiarelli, vale a dire la registrazione del suo primo disco come leader, e il premio Nuovo IMAIE, consistente in una serie di concerti in festival e istituzioni musicali italiane. Al secondo posto si è classificato il pianista Simone Locarni, vincitore anche del Premio della Critica, mentre al terzo posto i sono piazzati ad ex aequo il chitarrista Gianluca Palazzo e il trombettista Alberto Di Leone. La cantante Sofia Cocciolo ha vinto il Premio Social e la borsa di studio per Nuoro Jazz; la borsa di studio per Fara Music Summer School e il Premio del Pubblico in sala sono stati assegnati alla cantante Rubina Della Pietra.

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