Gianfranco Menzella: sassofono tenore
Eugenio Macchia: pianoforte
Carlo Bavetta: contrabbasso
Pasquale Fiore: batteria
GleAM Records – 2024
Gianfranco Menzella dedicata un omaggio sentito, particolare e di notevole sensibilità, aggiungeremo, al sassofonista americano Bob Berg. Il sassofonista materano lo fa in quartetto con il bravo pianista Eugenio Macchia e una base ritmica giovane, intraprendente e perfetta come quella formata da Carlo Bavetta al contrabbasso e Pasquale Fiore alla batteria. Siamo nei territori post coltraniani che Berg ha battuto sapientemente e con particolare originalità. Manzella li affronta con estrema coerenza, senza strafare ma con delicatezza e rispetto verso il lavoro di un maestro che esige di essere ricordato e tirato fuori da un ingiusto oblio. Il disco si apre con Angles, che altro non è se non un duello all’ultimo respiro tra sax e pianoforte. La seconda traccia, Promise di Chick Corea, è ripresa attraverso un tratteggio di sax appositamente privo di emozioni. L’atmosfera ha un che di freddo e distaccato, una sorta di fotografia iperrealistica. Il pianoforte di Macchia prova ad animare l’atmosfera con i suoi interventi precisi e corposi. Second Sight vede la tastiera al centro della scena, con il sax che modernizza il tema conservando la primigenia vena blues della composizione. Arriva la ballad, è The Search. Qui il sax suona moderno e crepuscolare ma rinverdisce e attualizza la versione di Berg. La quinta traccia, una sorta di spartiacque prima della ripresa di un nuovo capitolo, è il brano originale del disco scritto da Menzella. Si chiama Mr. Berg. È un pezzo poetico che riassume in pochi minuti un sentire complessivo, profondo e lirico che Menzella prova per la musica del sassofonista americano. Summer Night, invece, apre la seconda parte del disco. È un pezzo carico di swing e di scambi al fulmicotone tra sax e pianoforte. L’interplay tra i quattro funziona molto bene e la batteria percossa mestamente chiude l’atmosfera. The Secret Life of Plants era canzone di Stevie Wonder molto amata da Bob Berg. Di per sè è un brano eccezionale che i quattro riproducono rispettandone significato e sostanza, e cioè il senso di meravigliosa bellezza che insiste ed esiste nella natura. Poi, una versione vivace di Sometime Ago chiude brillantemente un disco ispirato, rispettoso e ben suonato.
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