Stefano Di Battista: sax alto, sax soprano
Matteo Cutello: tromba
Fred Nardin: pianoforte
Daniele Sorrentino: contrabbasso
Andrè Ceccarelli: batteria
Warner Music – 2024
La Dolce Vita di Stefano Di Battista ha un sapore genuino, di jazz d’altri tempi che non vuol dire che non sia attuale, anzi, riformula attraverso un linguaggio riconosciuto e universale alcune “canzoni”, colonne sonore e motivi d’autore che hanno reso celebre la nostra musica nel mondo. Di Battista li suona con classe, raffinatezza, “mestiere” e uno spiccato senso della melodia. Ridà un nuovo aspetto a composizioni che hanno avuto le più disparete interpretazioni. Approfondendo l’ascolto del disco ci si rende conto che il sassofonista riesce a superare gli steccati o i limiti, di una ripetitività pericolosa e scontata spingendo indietro la musica, abbracciando un bop qualitativamente indiscutibile composto da inossidabili venature swing e influenze blues. C’è da aggiungere che il linguaggio e l’accento jazzistico di Di Battista è di facile riconoscimento per originalità, spigliatezza esecutiva e timbrica. Infatti, quello che colpisce subito è la apparente facilità e semplicità nell’eseguire le singole composizioni, citando il tema ma senza seguirne pedissequamente le tracce. Vi gira intorno, improvvisa con calore e trasporto. Potremmo dire che il suo approccio è quello di chi vuole riproporre un altro modo di interpretare le nostre “songs” dandogli una valenza di standard, come succede in Con te partirò, ballad poetizzata con il soprano, la “dameroniana” ed esotica Tu vuò fa l’americano, l’intimista e nostalgica Roma nun fà la stupida stasera, Via con me, Una lacrima sul viso, Volare o Caruso di Dalla. In questa intrepida impresa lo affiancano lo smaliziato e vulcanico Matteo Cutello alla tromba, vero e proprio sparring partner, e la stessa sezione ritmica del suo disco precedente Morricone Stories formata dal pianista francese Fred Nardin, Daniele Sorrentino al contrabbasso e l’ottimo Andrè Ceccarelli alla batteria, motore propulsivo e time machine del gruppo. La Dolce Vita comprende anche colone sonore del nostro cinema come La vita è bella, che lui trasforma in una performance bop suonata a velocità doppia e duellata tra tromba e sax; il blues in bianco nero di Sentirsi solo di Umiliani; La Califfa morriconiana “cantata” al soprano; e la dinamica e “petroniana” La Dolce Vita di Rota/Fellini.
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