Simona Severini – Fedra

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Simona Severini: voce, chitarra
Daniele Richiedei: violino, viola
Giulio Corini: contrabbasso
ospiti:
Fulvio Sigurtà: tromba
Peo Alfonsi: chitarra classica

Parco della Musica – 2024

Simona Severini è una cantante e chitarrista milanese dai molti interessi, dal classico alla musica leggera raffinata, anche se si può considerare il jazz l’ambito di azione o di contaminazione da lei privilegiato. Questo album è inciso, come base, con due musicisti con cui la vocalist ha una comprovata consuetudine, il bassista Giulio Corini ed il violinista (qui anche alla viola) Daniele Richiedei, a cui si uniscono, in alcuni episodi, il trombettista Fulvio Sigurtà ed il chitarrista Peo Alfonsi. Il repertorio del cd abbraccia brani di epoche distanti nel tempo, dal barocco alla canzone d’autore e c’è spazio pure per due original, uno a firma della Severini e uno appannaggio di Richiedei. La voce sussurrata, aderente alle pieghe dei testi, lirica, accorata, in alcuni episodi, o ironica, sbarazzina in altri segmenti, determina il carattere di un album dalle tante sfaccettature. Tutto è filtrato dalla acuta sensibilità della bandleader e dalla risposta simbiotica dei partner, che stabiliscono una continuità estetica fra pezzi apparentemente antitetici. In questo modo non ci sono fratture o salti di palo in frasca ingiustificati. Tutto procede sorretto da una logica ferrea, anche con licenze poetiche, se così si può dire, del tutto funzionali, però, al piano di rilettura programmato. Così Sfiorisci bel fiore di Jannacci perde in drammaticità e viene eseguita come una cantilena folk, una sorta di ninna nanna triste. Il bellissimo pezzo di Nick Drake Place to be conserva il suo appeal, grazie ad una interpretazione cadenzata, dondolante, con dentro tanto sentimento. Fra gli omaggi al barocco si segnala in particolare Carmina chromatico di Orlando di Lasso, già registrato da “Hilliard Ensemble”, condotto da una voce modulata su più toni espressivi, che interagisce in chiave classica con tromba, chitarra e violino, dotando il brano, complessivamente, di una solennità fuori dal tempo. Non meno apprezzabile è la versione di Sì dolce è il tormento di Monteverdi, apparentabile ad una ballata moderna – ramo cantautori per intenderci – e nobilitata da un dialogo melodicamente intarsiato fra basso, chitarra e violino.

Pure i due temi originali si integrano favorevolmente con il resto delle tracce.

“Fedra” dimostra, in conclusione, che si possono far incontrare o appaiare mondi musicali lontanissimi se ad affrontare la sfida è un’artista attenta e competente come la Severini. Il disco, infine, è il frutto di una lunga preparazione, fra prove e concerti, che ha prodotto, però, un lavoro di fruizione immediata, di ascolto piacevole, intellettualmente ineccepibile.

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