Angela Covucci – Inside Evans

Angela Covucci: voce
Giulio Martino: sax tenore, sax soprano
Francesco D’Errico: pianoforte
Vito Stano: violoncello
Marco de Tilla: contrabbasso
Marco Fazzari: batteria

Alfa Music – 2024

Inside Evans è il disco d’esordio della cantante Angela Covucci. La sua voce profonda, cavernosa, afro, dotata di un timbro “antico” a metà strada tra Betty Carter e Nina Simone, caratterizza un disco le cui note ci ricordano la serafica sensibilità di un pianista e compositore immortale. Gli arrangiamenti sono di Francesco D’Errico, un musicista che conosce molto bene la dialettica evansiana. Il quintetto che l’accompagna è formato dallo stesso D’Errico, che armonizza il viaggio musicale, al pianoforte, Giulio Martino, il cui suono è perfetto per la voce di Covucci, al sax, Vito Stano al violoncello per liricizzare nello spazio i frammenti di note, Marco de Tilla al contrabbasso e Marco Fazzari alla batteria che dettano e guidano gli umori ritmici del disco. Inside Evans è la scommessa vinta di una cantante capace di modulare la sua voce, stirarla, allungarla, comprimerla, o semplicemente calandosi nella parte che ogni singolo brano gli pone di fronte, come le poetiche W.W.M.A.C., Blue Intro e la splendida Beautiful Love rese vibranti dal violoncello di Stano, o la voluminosa e elaborata Nardis dove con la voce riproduce, dialogando con Martino, il suono della tromba milesiana. La Covucci ha la capacità di riportare l’ascoltatore indietro nel tempo, rievocare le grandi interpreti che con la loro voce, a volte ai limiti del parlato, cambiavano i connotati delle canzoni, le piegavano agli umori del loro animo. Qui succede ad esempio nel brano d’apertura Remembering The Rain o nella sostenuta e sofferta Laurie, una ballad ai confini del blues dove Giulio Martino ne asseconda la voce con una performance tirata fuori dall’anima per tensione emotiva ed espressiva. Non manca lo scat, patrimonio di tutte le cantanti jazz che si rispettino. Anche qui la Covucci fraseggia veloce sospinta dalla batteria e pungolata dal pianoforte mentre snocciola il testo di Five. È in Interplay, forse il brano più suggestivo e quello più complicato di questo bel disco, che il gruppo supera se stesso. Giulio Martino al sax soprano raggiunge la perfezione e il dualismo con la voce arrembante della Covucci instaura un mood particolare che attraversa l’intero brano. Anche Francesco D’Errico, il cui pianismo controllato, essenziale ed allo stesso tempo carico di suono, mette a disposizione la sua arte per legare le due voci e completare la narrazione. 

 


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