Attilio Zanchi Septet “Mingus Portrait” @ Alfabeto di PARCO

Milano, Polillo ARt COintainer – 18.10.2024

Attlio Zanchi: contrabbasso
Daniele Nocella: tromba
Andrea Andreoli: trombone
Tino Tracanna: sassofono contralto, sassofono soprano
Gianni Azzali: sassofono tenore
Massimo Colombo: pianoforte
Tommy Bradascio: batteria

Foto: Andrea Gaggero

Nella zona sud di Milano è stato da poco inaugura un nuovo luogo di aggregazione: lo spazio multifunzionale (concerti, eventi e mostre) denominato PARCO (Polillo ARt COintainer) voluto e cofinanziato da Roberto Polillo. Il progetto più specificamente dedicato alle musiche del ‘900 “Alfabeto di PARCO” è curato da uno dei padri del milanese AH-UHM festival: Antonio Ribatti. In un prossimo futuro altri approfondimenti di grandi personalità delle musiche del ‘900, quelle afroamericane in bella evidenza: da Jobim a Coltrane, da Fela Kuti a Bob Marley.

Stasera è la volta della M di Mingus, magnifico contrabbassista, leader e compositore di valore assoluto. Dopo un DJ set con brani da LP mingusiani è il settetto di Attilio Zanchi a presentarne il ritratto, come recita il titolo, “Mingus Portrait”, dell’album appena pubblicato. Fuori da ogni anniversario e dopo altre importanti dediche, Zanchi e soci si confrontano, coraggiosamente, con il repertorio e la figura, immensa, dell’underdog di Nogales. Ascolteremo alcune delle più note e iconiche composizioni, rilette e riorchestrate con mano sicura e grande aderenza agli “originali”: da Fables of Faubus a Sue’s Changes passando per Better Get It in your soul e Boogie Stop Shuffle. Zanchi non è nuovo al confronto con la musica di Mingus, in particolare con diversi brani tratti da due incisioni, molto note, della sua ampia discografia. Tutti i brani, eccetto un paio, provengono da Mingus Ah Um e o dai due Changes. Zanchi, non volendo rivestire i panni mingusiani in pieno e rimane, anche fisicamente, in seconda linea a sostenere il gruppo insieme a Tommy Bradascio; la sua posizione non giova alla musica ed è forse il più scoperto limite di questo concerto, per altri versi piacevolissimo, sincero e illuminato da due giovani musicisti di sicuri talento, energia e coerenza: Daniele Nocella e Andrea Andreoli ,rispettivamente tromba e trombone. L’aspetto più emozionante della formazione, amplificato dalla situazione live, è il “muro di suono” che la front-line di quattro fiati riesce ad esprimere, con non comune energia. Fables of Faubus è un ottima scelta per l’apertura , con begli assoli di Tracanna, Andreoli e Nocella. L’arrangiamento ricalca, a grandi linee, quello di “Ah Um” come accadrà per gli altri brani, quale più quale meno, e l’intervento di riadattamento di Zanchi è sempre coerente, quasi in punta di piedi. Riascoltare dal vivo, in una esecuzione pertinente e sentita, questi meravigliosi brani dà una forte emozione e una piccola sorpresa. Le cose funzionano meglio in Jelly Roll, il tema e l’orchestrazione originali erano piuttosto semplici, e qui vengono rielaborati e ampliati per dare origine ad una sequenza di assoli sentiti, gustosi e divertenti/divertiti assai più che nell’originale. Anche in Sound Of Love, libera rielaborazione di “Duke Ellington’ Sound Of Love” le cose funzionano meglio, perché sparisce il peso del confronto e perché una formazione ridotta a soli due fiati, tenore e trombone, permette finalmente alla musica di avere spazio e respirare più serenamente, ottimi i soli di Zanchi e Colombo ma una menzione speciale va ad Azzali e di nuovo ad Andreoli. In Sue’s Changes, riarrangiato per 3 fiati, le Changes sembrano come sparire, i cambi ritmici e di atmosfera, le escursioni dinamiche vengono ridimensionate non cogliendo così il senso più profondo del brano nella sua alternanza tra urlo e sussurro. Negli ultimi brani al gruppo si unisce DJ Farrapo nel tentativo, dimenticabile, di unire Mingus a basi mixate alquanto statiche.

 


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