Walter Gaeta: pianoforte, direzione, celesta
Monica Mancini: voce
Max Ionata: sax tenore, sax soprano
Nicola Angelucci: batteria
Pietro Ciancaglini: contrabbasso, basso elettrico
Daniele Fratini: chitarre
Remo Izzi: corno francese
Paola Filippi: sax soprano, flauto alto
Domenico Pestilli: vibrafono
Piemme Project Quintet:
Prisca Amori: primo violino
Daniel Myskiv: secondo violino
Nico Ciricugno: viola
Zsuzanne Krasznai: violoncello
Camilo Calarco: contrabbasso
Dodicilune Dischi – 2024
È l’anno di Henry Mancini, origini italiane e iconico personaggio della musica da film non solo al di là dell’atlantico. Walter Gaeta, pianista compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra gli ha dedicato un omaggio a cui si aggiungono le comuni origini abruzzesi. I brani li ha scelti con criterio e poi li ha arrangiati seguendo il pensiero compositivo di Mancini. Dunque rispetto verso l’autore ma anche un approccio personale alla materia. Ha messo insieme musicisti jazz, un gruppo d’archi, il piemme project quintet, e vi ha aggiunto la voce di Monica Mancini figlia del grande compositore. Quest’ultima ha ricostruito con il suo canto – It Had Better Be Tonight, la canta anche in italiano, e la ballad Moon River -, il senso della musica del padre, le radici e allo stesso tempo le pulsioni artistiche dimostrando quanto ampi fossero gli interessi musicali di Henry Mancini. In questo contesto, senza nulla togliere agli altri musicisti, si eleva la voce al sax di Max Ionata. È lui quello che da profondità e passionalità all’intero impianto sonoro: Loss of Love ne è una splendida testimonianza. Inoltre Gaeta, a chiusura del disco, da una versione personalissima di Henry Mancini attraverso il lirismo aulico e sognate di Prelude For Henry. Nel frattempo tra un riferimento e l’altro si ascolta un disco notevole, costruito con grazia e perizia senza trascendere nel personalismo o nel deja vu. Crediamo che Gaeta abbia messo a frutto la sua sensibilità nel donare all’ascoltatore l’dea univoca e rispettosa di un mondo ampio e sfaccettato quale è stato quello di Henry Mancini, un universo che va da Be Happy a Lujon, dalla notevole Mr. Lucky al rock blues di Peter Gunn, senza perdersi la delicata dolcezza di Royal Blue e la jazzata The Days Of Wine and Roses.
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